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libro quinto. 115

manco guardie; ma non si debbon anco ficcarli tanto sotto le mura, che i Terrazani con le macchine da guerra di su le mura possino far danno a tuoi dentro a le trincee: che se si fanno gli argini, accioche e’ si vieti a gli assediati il potere havere di fuori et soccorsi et vettovaglie, certamente che questo ti verrà commodissimamente fatto, se volendo che questo ti riesca secondo il tuo disegno, tu preoccuperai et serrerai loro tutte le vie, o vuoi con sbarrare i Ponti, o levando altrove i guadi, o con fare attraverso a le strade una siepe di travi, et sassi, o vero se tu attraverserai con opera continovata gli stagni, i laghi, le paludi, i fiumi, et le collinette, o vero se tu ti ingegnerai, che vi multiplichi, et cresca abbondanza d’acqua, in modo che ella allaghi, et riempia i luoghi voti. Debbensi aggiugnere a queste cose quelle che son buone a bisogni del difendersi, et del fortificarsi gagliardamente; Conciosia che e’ bisogna fortificare gagliardissimamente le fosse, gli argini, et le torri, et simili, et di verso que’ de la terra, et di verso quelle provincie, che con moltitudine gli potessino soccorrere: accioche quelli non ti possino nuocere con l’uscir fuori, et questi con il correrti addosso, et assalirti. Et oltre a queste cose i ponghinsi in luoghi convenienti Velette, et Torri, mediante le quali i Soldati, et i Cavalli possino andare più sicuri, più liberi, et con più commodità, per acque, per legne, et per vettovaglie. Ma non si seminino le bande tanto lontane l’una da l’altra in varie parti, che elle non possino ubbidire a un sol cenno del Generale, combattere con forze unite tutte insieme, et unitamente in uno subito porgere soccorso l’una a l’altra. Piacemi in questo luogo raccontare quel che dice Appiano, cosa certo degna di memoria; Conciosia che assediando Ottaviano Lucio in Perugia, fece una fossa lunga sette miglia fino al Tevere, larga quindici braccia, et altretanto fonda; oltra di questo vi aggiunse un’alto muro, et mille cinquecento torri di legno, che sopravanzavano braccia trenta; et di maniera affortificò tal lavoro, che gli assediati non erano da esso tanto rinchiusi, quanto che esclusi del tutto di non potere offendere l’esercito da luogo alcuno. Et sia detto a bastanza de gli alloggiamenti per terra; se e’ non ci manca già, che e’ bisogna eleggere un luogo dignissimo, et approvatissimo, dove si habbino a collocare con grandissima maiestà gli stendardi de la Republica, et dove le cose divine si celebrino con grandissima reverentia: Et dove i Capitani, et gli altri Soldati conditionati si ragunino chiamati al Tribunale, et a Consiglio.


De le Navi, et parti loro; Et de gli Alloggiamenti Maritimi, et loro fortificatione.

cap. xii.


S
Aranno forse alcuni, che negheranno che le Navi sieno alloggiamenti Maritimi, et diranno che usino le Navi, quasi come Liofanti aquatici, reggendoli con i loro freni, et che i Porti sono più tosto alloggiamenti Maritimi, che le Navi. Altri per il contrario diranno che la Nave non è altro, che una certa fortezza che camina. Noi lasceremo in dietro queste cose, et diremo cosi, che due son quelle cose, con le quali questo nostro discorso, et arte de l’edificare, partorisce la salute, et la vittoria, a Capitani de l’Armate per acqua, et a la loro moltitudine. La prima consiste ne l’abbigliare bene i Navilii, la seconda nel fortificare bene i Porti, o vadi tu ad affrontare i nimici, o sia pure l’affrontato. Hanno principalmente per usanza i Navilii di portare te, et le cose tue. Secondariamente che e’ possino guerreggiare senza pericolo. Et i pericoli, o e’ nasceranno da essi Navilii, come che sieno incorporati, et innati in essi, o vero ti averranno di fuori. Quelli di fuori sono gli impeti de venti, il rompere de l’onde, gli scogli, et lo incorrere ne le secche; le quali cose tutte, con l’esperienze de le cose Maritime, et con la cognitione de luoghi,

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