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libro quinto. 113

DEL COMMODO SITO.

De gli alloggiamenti per terra, et da starvi assai, et de la grandezza, de la forma, et de le parti di essi.

cap. xi.


S
Eguiteremo gli ordini di cosi fatti alloggiamenti in questa maniera. Noi ci fermeremo in luogo, non solamente commodo; ma in tale che per quelle cose, che noi vi haremo a trattar allhora, non vi se ne possa trovare alcuno più accommodato. Et oltre a quelle cose, che noi habbiamo racconte, sia questo luogo asciutto di natura, non fangoso, nè molestato in parte alcuna da le piene; ma talmente collocato, che e’ sia da ogni parte a tuoi espedito, et a nemici non porga di se alcuna sicurezza. Non habbia appresso acque putride, nè le buone ancora troppo lontane. Faccia di havere dentro a gli alloggiamenti purissime fontane, o rivi di acque, o vegga di havere una fiumara per argine; Et se ciò non si potrà fare, procurisi d’havere vicina qualunche si voglia commodità di acqua. Oltra di questo non debbono essere gli alloggiamenti, secondo la moltitudine de Soldati, si grandi, che e’ non si possino guardare da le guardie, secondo gli ordini de contrasegni; et che e’ non si possino difendere con lo scambiarsi de Soldati, da una sola parte di loro, senza loro stracchezza. Et cosi per il contrario non debbono esser tanto miseri, o stretti, che e’ non vi sia luogo necessario per gli affari de Soldati. Licurgo pensava che le cantonate fussino disutili nel situare gli alloggiamenti, et gli situava in cerchio, se già e’ non havesse havuto dietro a se un monte, o un fiume, o muraglie: Altri lodarono porre gli alloggiamenti in forma quadrangolare: ma nel porre, o situare gli alloggiamenti, ci andremo accommodando a la conditione de tempi, et a la natura de luoghi, secondo che ricercherà il bisogno de le cose da farsi, o de lo strignere il nimico, o de lo aspettarlo. Tireremo una fossa tanto grande, che ella non si possa riempiere, se non con un grande sforzo, et in molto tempo, o più tosto faccinsi due fosse, lasciando uno spatio nel mezo fra l’una, et l’altra. Credettero gli Antichi, che in queste cose ancora si havesse ad havere rispetto alla Religione, con usar il numero caffo; et usarono di far detta fossa larga quindici piedi, cioè braccia sette, et mezo, et fonda nove, cioè braccia quattro, et mezo. Faccisi la fossa con le sponde scoscese a piombo, che ella sia tanto larga nel fondo, quanto ella è nella bocca; ma dove il terreno smotasse, faccisi un poco a scarpa, ristringendosi alquanto nel fondo. Ne le pianure, et ne luoghi bassi riempinsi detti fossi di acqua condottavi a posta, cavata dal fiume, dal lago, o dal Mare. Et se tu non potrai far questo, seminerai di punte di ferro, et di triboli il fondo, et ficcheravi in diversi luoghi pali, et tronconi mondi, et appuntati, accioche nuochino a gli nimici. Fatte, et assettate le fosse, facciasi lo argine tanto grosso, che e’ non possa essere disfatto da ogni minima macchina da guerra, et tanto alto che non pure le falci vi possino arrivare a levar via i Soldati, ma non ch’altro non vi possino essere tratte freccie, o altro manualmente, con facilità, per spaventar i Soldati. Et è cosa molto opportuna, che quel che si cava de le fosse, si ammonti suso, perche e’ serva per argine. Al fare questo lavoro lodarono gli Antichi grandemente le piote de le praterie con l’erba disopra, congelate sotto con infinite barboline. Altri mescolano infra essi ramuscelli di Salci verdi, che affortifichino con il loro germogliare, et con il loro abbracciare de rami, il fatto argine. Per i labri de le fosse di dentro, et ne l’ultimo de lo argine vi si mettono spine, punte diritte, et punte a oncini, et si fatte cose, acciò non vi possino salire i nimici cosi presto. La parte de lo argine di sopra sia cinta da paloni gliardissimi, fermati su gli altri attraverso a guisa di cornicione con graticci,

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