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libro quarto. 87

trandosi l’un ne l’altro, passare facilmente senza alcuno impedimento: Et se le saranno tanto alte, che accostatevi le scale, non vi si possa salire, et se le si faranno con la calcina, et con il murare tanto sode, che le non cedino a gli arieti, et a le macchine. Le macchine certamente sono di due sorti; una è quella, con la quale percotendo, et battendo si gettano a terra le muraglie. L’altra è quella, mediante la quale accostandosi a le mura, le si scalzano sotto, et si rovinano. Provederassi a l’una, et a l’altra in gran parte, non tanto con un muro, quanto con una fossa. Conciosia che in questo luogo non lodano la muraglia se ella non è fondata insino di sotto a l’acqua, o sopra di un saldo masso. Ma vogliono che essa fossa sia oltra modo larga, et oltra modo profonda: Percioche essendo cosi, impedirà a la testuggine andante, et a la Torre, o a simili altre macchine, il potersi accostare a la muraglia. Et ritrovata l’acqua, o il sasso, sarà certo fatica indarno il volervi far fotto Mine. Disputasi infra gli huomini di guerra, qual sia più utile cosa, o che i fossi stieno pieni di acqua, o vero asciutti; et si risolvono che primieramente si debba procurar a lo stare sano de gli habitanti. Dipoi lodano assai quei fossi, ne quali se per l’impeto del trarre vi sia dentro caduto cosa alcuna; ella si possa levare via in un subito, purgando detti fossi commodissimamente; accio quindi ripieni, non ne prestino la via a li inimici.


Delle Mura, Merlature, Torri, Cornici, et Porte, et lor Legnami.

cap. iv.


M
A torniamo alle mura. Gli Antichi ne avertiscono che le mura si faccino in tal modo. Interposto uno spatio di venti piedi, faccinvisi duoi muri da lo lato di dentro, et infra loro vi si getti la terra, che si cava de fossi, et pillisi con stanghe. Et di maniera si tirino queste mura, che dal piano de la Città, come quasi per gradi si possa montare, con un dolce pendio sino a le merlature. Altri dicono, che la terra, che si cava de fossi, si debbe mettere fuori de la muraglia, oltre a fossi, accioche serva per argine, et che dal piano de fossi s’inalzi un muro tanto grosso, che gagliardissimamente possa reggere il peso de la detta terra, che vi si aggrava. Lontano da questo ancora si debbe tirar ne la Cittade un’altro muro più alto, che il passato; et per non poco spatio sia dal primo lontano; ma tanto discosto, che l’armate squadre vi possino in ordinanza havere spatii espediti da combattere. Oltra questo si tiri similmente a traverso da le mura principali a quelle di dentro, altre mura, mediante il collegamento, et aiuto de le quali, le mura principali congiunte insieme si leghino con quelle che le hanno dietro; et più attamente sopportino il gravissimo pondo de la interpostavi terra. Ma noi veramente oltre a queste, lodiamo quelle mura collocate di maniera, che se pur a la fine, per forza di batteria fussino gittate a terra, habbino a piedi loro un piano, dove le stieno; quasi come un’argine, et che con la loro rovina non riempino i fossi. Ne l’altre cose mi piace assai Vitruvio, che dice, che le mura si debbino fare in questo modo, cioè che per il traverso de la lor grossezza si mettino tavole di ulivo abbronzate molto spesse, accioche l’una facciata, et l’altra de le mura, quasi collegate con spranghe d’asse durino eterne. Uno cosi fatto muro, racconta Tucidide esser stato fatto da i Plateensi in loro defensione contro a quelli de la Morea; da quali, come da nimici erano assediati: conciosia che e’ mescolassino legnami con mattoni, et gli fermassino gagliardissimamente. Et Cesare afferma che ne la Francia, la maggior parte de le mura sono fatte in questa maniera: Rizzano travi per il lungo de la muraglia, et le incatenano insieme, lontane parimente l’una da l’altra, et con grandissimi sassi le riempiono, di maniera che l’una trave non tocchi l’altra; Et con ammassar ordi-

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