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328 nota sul testo


Ex quo fit ut qui picti homines in ulteriori parallelo steterint, iidem longe minores sint quam qui in anterioribus adstant, quam rem ... Lo stesso con l’aggiunta dopo adstant: nec tamen esse caeteris minores sed semotiores apparent (quam rem...)

Queste e molte altre varianti di B (registrate nell’apparato) dimostrano la sua indipendenza dalla tradizione rappresentata dai codici (fuori di NC2); e inentre non cambiano sostanzialmente il senso delopera, non lasciano immutato lo stile e talvolta la costruzione delle parti. Allo stesso tempo, B non è privo di errori e omissioni rispetto alla tradizione manoscritta1; e, come sarà evidente da esempi già citati, sta dalla parte della tradizione rappresentata dal gruppo α e i suoi affini piuttosto che da quella del gruppo β. Non figurano in B, per esempio, le cinque parole ad alterum lineae caput perpendicularem (p. 39, 25). Se effettivamente le non poche varianti del gruppo β risalgono a correzioni d’autore, queste non sono entrate in B. Più grave il problema se le ancora più numerose correzioni e aggiunte di B rispetto ai codici conosciuti siano dovute ad ulteriore revisione del testo fatta dall’Alberti. Gli emendamenti che si trovano in B non sono diversi in genere da quelli fatti dall’Alberti in altre opere; non sono del tipo da escludere la possibilità che egli ne sia stato responsabile. Nondimeno sono così diversi dalle lezioni offerte dai codici che, senza ulteriore garanzia della loro attendibilità (non pare sufficiente o è comunque sospetta la testimonianza di NC), si esita ad accettarli come opera dell’autore. Non c’è dubbio che accettare il testo di B come versione definitiva dell’autore sarebbe la soluzione più facile ai problemi che abbiamo già rilevati nella tradizione del testo latino di questa opera; ma in questo caso rimarrebbe la questione delle altre eventuali correzioni d’autore testimoniate da alcuni codici, ma non passate a B. È una questione già avvertita altrove, e cercare di risponderle testualmente vuoi dire tentare la risoluzione di un problema forse mai postosi all’Alberti2.

In questa situazione abbiamo creduto meglio non seguire il testo dell’edizione di Basilea, ma prendere come base dell’edizione nostra i codici del gruppo β. Non abbiamo esitato però, date le difficoltà della situazione già illustrata, ad accogliere, dove sembrava opportuno, lezioni del gruppo α, e di altri codici, soprattutto nei casi in cui la lezione

  1. Vedi l’apparato, pp. 21, 2-3; 59, 29-30; 71, 30; 79, 33.
  2. Cfr. il caso dei Profug. ab aerumna libri, nel vol. II, p. 429, della presente edizione.