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dimento sia legittimo è stato messo in dubbio prima dal Michel, il quale ha ben visto che le due versioni sono in un certo senso indipendenti l’una dall’altra; e poi da chi scrive attraverso l’esame di tutta la tradizione della redazione latina1.

Gioverà qui nel contesto di queste premesse anticipare e riassumere le conclusioni a cui ci porta l’esame delle tradizioni volgari e latine discusso e documentato qui sotto.

a) Entro la tradizione volgare gli elementi disponibili sembrano illustrare la storia del testo posteriore al 1436 in ambienti forse non letterati, in cui esso subisce corruzione ed emendamenti indipendenti dall’autore.

b) Entro la più ricca tradizione latina l’edizione di Basilea si distingue per molte varianti che sono prive di appoggio nei manoscritti (se si esclude, cioè, il caso estremamente dubbio del cod. NC): questi, d’altra parte, si distinguono in vari gruppi che testimoniano di un processo di correzione probabilmente dovuto all’autore.

c) Nel confronto dei testi viene confermata l’indipendenza delle due redazioni; non si può parlare di traduzione dal latino in volgare o viceversa, ma semmai di libera versione. Al testo volgare del 1436 non corrisponde precisamente nessun ramo della tradizione latina; e quello più vicino sarebbe appunto un gruppo di codici privi della dedica a Gio. Francesco Gonzaga che forse rappresenta la stesura primitiva dell’opera in latino.

d) Si profila insomma la seguente ipotesi: che l’Alberti stendesse prima una redazione latina (senza dedica), poi una libera versione volgare di essa che dedicò al Brunelleschi; in seguito facesse correzioni alla redazione latina per dedicarla al Gonzaga. Sembra esclusa la possibilità che tornasse poi sopra la redazione volgare, mentre, pur diffidando di una edizione (quella, cioè, di Basilea) così tarda e diversa dalla tradizione manoscritta, non si può escludere del tutto l’ipotesi che risalga ad una versione ulteriore dell’autore.

a) Redazione volgare

Non c’è dubbio che l’edizione debba fondarsi su F1. Gli altri codici (P e V) presentano un testo corrotto (anzi molto corrotto in V) e lin-

  1. P. H . Michel, art. cit.; C. Grayson, art, cit,