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84 theogenius

gilio Sic tua te victum doceat fortuna dolere. E poi raggiunse parole simili alquanto arridendo: «Non però voglio, o Tichipedo, reputi me insolente o teco non ben concorde, se in questi miei ragionamenti volli più tosto consolare me posto in questa quale tu m’adiudicasti infelicità, che mostrarmi in cosa alcuna a te superiore. Ben conforto te quanto per ingegno, opera, studio e diligenza vali, preponga essere con tua modestia, parsimonia e buoni costumi, con frenare e moderare te stessi, tale che cosa niuna a te manchi a condurti e statuirti in summa e vera felicità; quale opera sarà tanto men difficile a te quanto la fortuna teco fie facile e secunda. E se forse teco fusse in tempo la fortuna simile a me dura e avversa, o Tichipedo, gioveratti avermi udito, e arai me essemplo donde impari ch’ella così soglia e possa in noi mortali».