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sidio alla tua vecchiezza forse ed eccidio ad ogni tua età. El figliuolo di Scipione Affricano superiore nulla fu al padre né a’ suoi in tanta sua domestica laude simile. El figliuolo di Fabio Massimo, cittadino clarissimo, fu da Quinto Pompeio, pretore urbano, privato della eredità del padre per suoi brutti costumi e vita; e molti da’ figliuoli ricevettono ignominia e calamità a sé e alla sua famiglia. Né sono e’ figliuoli sempre a padri simili, buoni e costumati: quali, benché buoni, se a te fussero pochi, el desiderio d’avere degli altri, e la paura di non perdere questi, e ogni loro picciolo e lieve incommodo a te sarebbe grande e a grave merore e tristezza. Se fussero molti, tu e di ciascuno aresti qualche cura, e di tutti non potresti insieme non avere molta sollicitudine. Ebbi figliuoli. Provai quanto fusse in ogni parte utile o disutile essere padre. E’ miei se forse erano, quanto io troppo gli desiderava, modesti e di lieto ingegno, erami acerbo ogni sospetto quale di ora in ora mi si porgea di loro vita e sanità e fama Se forse talora essi meno con suoi costumi e indole mi satisfaceano, adoloravo. Ora se in avere figliuoli sta diletto alcuno, a me non mancorono: prova’gli, e furonmi gratissimi. Se in essere padre mi stava tristezza alcuna, ella non più mi preme. Per tanto me reputo in questo felice non meno che se io, simile ad Ilario Crisippo fesulano, venissi qui a questo quasi come al fonte d’Elicona a sacrificare, qual fece lui in capitolio in Roma, con cinque figliuoli e due figliuole, dieci e sette nepoti maschi e venti e nuove figliuoli de’ suoi nipoti. Non tanto si contentava lui di tanta sua famiglia quanto io non mi discontento della mia solitudine. Fui padre amato da’ miei. Mancoronmi in età mia quando io potea volendo ancora averne. Non mi premea quella sollicitudine qual preme voi altri ricchi, che solliciti desiderate a chi lasciare iusta eredità, le vostre fortune. Rimaseno a me ricchezze, né tante ch’io dubitassi arrichissero mio niuno inimico, né tali ch’io non potessi dispensandole a’ miei amici lasciar in loro mano qualche segno della nostra benivolenza. Non però voglio stimiate me sì duro né sì inumano che a me fussero ingrati e’ miei figliuoli, ma non tanto gli desidero che mi dolga molto non gli avere, qual fanno alcuni ingrati di tanti altri doni quanti di dì in dì ricevereno della natura. Non rendono