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libro primo 75


E niun teatro, come dicea l’Epicuro filosofo, più si truova ben adattato a gloria che la coscienza in noi de’ nostri meriti. Se in te serà l’animo da e’ vizi perturbato, se penderai occupato da brutta alcuna espettazione, o non iusto desiderio, o temerario incetto, o inetta paura e sollicitudine, certo sentirai dolcezza niuna, frutto niuno di qualunque grandissima sia tua in la voce del populo promulgata gloria. E qualunque ivi sia ignominia poco nocerà a quello animo ben composto quale in sé sia splendido e ornato di virtù. E queste sempre furono cose esposte in mezzo, facile ad asseguirle, licite a’ privati come a chi siede in magistrato, concedute a qualunque infimo plebeo non meno che a’ primari principi. Sempre fia presto la virtù a chi non la fugga. Forse cercate amplitudine per essere temuti. Vorrebbesi che la natura v’avesse fatti, qual scrive Ifigenio e Ninfodoro, simili a quelli pestiferi uomini quali nati in Affrica fascinano erbe, arbori, fanciugli e tutti gli animali, per modo che ciò che troppo lodino muore e seccasi. Gioverebbevi ancora essere simili a quelli Illirici e Treballi, quali subito uccidono guardando irati fermo chi si sia; e satisfarebbevi se in voi fusse pari veneno a quelli Etiopi, de’ quali chiunche tocca suo pestifero sudore casca infermo a morte, però che a questo modo saresti temutissimi. Ma se vorrete essere quanto dovete iusti, vi temerà niuno se non gl’ingiusti. E se vorrete gastigare l’iniustizie altrui a vostro arbitrio, non sarete giusti. E se asseguirete quanto la legge e vostro giurato magistrato v’impose, non però fia opera qual voi molto abbiate da pregiarla. Più tosto, se sarete umani, vi dorrà l’errore di chi cade in quella meritata pena. E se pur vi diletterà essere iniusti, non vi reputo degni d’amplitudine, ché a nuocere a’ mortali e usare immanità sempre fu luogo a chi così deliberi. Qualunque vilissimo potrà, così deliberando in tempo, e calunniare e uccidere e infiammare templi e sacri luoghi. Che se forse si desidera questa copia di salutatori per propulsare da sé tante ingiurie, da queste sono io liberissimo. A niuno con detti miei e meno con fatti sono tale che a ragione egli abbi da nimicarmi, né posso solo, vecchio e posto in debole fortuna essere a persona infesto; quale una cosa reputo utilissima contra ogni ingiuria come per altre ragioni così per questa,