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libro primo 71

non si fidava potere in povertà sostenersi in vita. Iero tiranno siracusano a Senofone Colofonio, omo litterato, quale si dolea non avere bene donde nutrirsi, rispose: ’Benché Omero sia già molti anni morto, pur così morto nutrisce più e più migliaia d’uomini’. Simile adunque come non in tutto nudo di virtù e dottrina, così fui d’animo non abietto, e nulla abandonai me stesso, e ridussimi a mente a quanti le ricchezze siano state dannose, dove la povertà a chi bene la sopporti da parte niuna si truova inutile. Scrive Plutarco che uomini sedeci della famiglia nobilissima de’ Fabii insieme sotto un tetto abitavano. Questo potea la povertà fra tanti uomini: mantenere intera concordia e fermo amore. Né assentisco a quel satiro, altrove grave e perito poeta, quale ascrive alla povertà ch’ella rende e’ buoni beffati e nulla pregiati. Assai arà in sé pregio chi se porgerà virtuoso. E come Zenone filosofo dicea, udendo essere la nave sua perita in naufragio: ’Così noi lasciate le ricchezze ora con men molestie filosoferemo in ozio’. E così troviamo, benefizio della povertà, allevati in veste stracciate più dotti e virtuosi che se fussero stati educati in purpure e delizie. Né può quella povertà, benché laboriosa, distorti da virtù quale t’accresca industria, se così è che la necessità abiti in casa de’ poveri, quale dicono fu madre della industria, e insieme colla industria sempre crebbe virtù. E noi stolti mortali per mare, per monti, per mille pericoli fuggiamo la povertà, e più molte e molte molestie soffriamo fuggendo la povertà che se sopportassimo qualunque incomodi seco porti l’ultima egestà. E per asseguire ricchezze piene di mali, esposte a tutti e’ pericoli, per quali tutti gl’invidi, tutti gli avari, tutti gli ambiziosi, cupidi, lascivi, voluttuosi e dati a guadagno e nati al spendere, numero infinito d’uomini pestilenziosi, ne assediano con animo inimicissimo, con opera infestissima, assidui, vigilantissimi per espilarci e satisfarsi de’ nostri incomodi; e noi per asseguire tanta peste sottomettiamo nostri pensieri, opere e studi a mille brutte fatiche e servitù, ed ecci in odio la povertà. Cosa utile a viversi con industria, modestia e laude, cosa libera dai pericoli la povertà, libera dalle fraude e doppiezza, libera dalle assentazioni e perfidie de’ pessimi uomini, sicura in mezzo de’ ladroni, né tanto