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libro primo 59

taciturnità, cominciai meco a ripensare qual più avesse forza a perturbare una republica, o la seconda fortuna, o pur la avversa. E insieme a me parea da investigare qual più fusse, o un buon cittadino utile, o un vizioso inutile alla sua patria. E già in questi comentari essercitandomi scrissi argomenti non pochissimi quali a me stessi persuadeano che i casi avversi molto, quanto presente si vede, perturbino la quiete e tranquillo stato della terra, solere la difficultà de’ tempi inducere povertà e necessità; onde quel detto di Socrate avenia quale e’ dice presso a Platone: terra niuna povera potere vacua essere di molta copia di tagliatori di borse e dati a vilissimi e infami essercizi. Ma molte più fortissime ragioni a me provavano la facilità della fortuna viziare e pervertere ogni ornamento e fermezza delle terre tanto più che la iniqua fortuna, quanto molti troverai meno sapersi reggere in affluenza e prosperità che in aversità. Dalla copia e successo fortunato nasce l’ozio, padre e nutritore d’ogni vizio: indi la insolenza, superbia, lascivia, ambizione e intollerabile licenza. Scritto adunque in questa parte, ora qui meco ripensava quanto un vizioso e perverso ingegno fusse a sé e a chi seco vive pestifero e perniziosissimo più che qual sia altro animale essecrabile, quali tutti, pacifica la loro natura, raro se non a sua difesa irati offendono con quelle armi sue date loro dalla natura, ungue, corna, denti e simile. Solo all’uomo iniquo diletta la sua malignità, e irato e non irato con arme e modi infiniti immette sua peste e morte. E quello che la natura propio e divino suo dono atribuì a’ mortali per agiungerli a cara insieme benivolenza e dolce pace, el favellare, lo uomo pessimo l’adopera in disturbare qualunque grata congiunzione e offirmata grazia. In simili cose, Microtiro mio, spendo io il tempo essercitandomi, quale tanto dicono essere nostro quanto lo adoperiamo.

Microtiro. In cosa niuna potresti esponere tua opera con tua tanta dignità e lode quanto in questi simili studi, onde a te e a’ tuoi acquisti nome e fama di tuo ingegno, e a chi te ami porgi di dì in dì nuova ragione di lodarti e reverirti per tue rare e prestantissime virtù. E saranno certo queste tue disputazioni pari all’altre tue bellissime e ai dotti accettissime, in quali tu ponga