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rime 39

oimè! che doglie e guai,
e quanto stracca,
390oimè! anzi fiacca
el ricordarsi,
l’incolparsi:
i’ dovea,
i’ potea,
395e gastigarsi dapoi,
e gustar gli errori suoi,
e darsi el torto,
essere ardito e acorto
ove non giova
400né forza né prova
di saper, d’arte o d’inganno.
Oimè, oimè, che affanno!
oimè che doglia!
Ove cresce voglia
405el sperar scema.
Non abiate unque tema,
donne, non vi sfidate.
Che pur pensate,
che vi tenete a bade,
410ora che ’l tempo accade
a triunfar d’amore?
A che tenere in cuore
quel che vi strugge
e che vi cuopre d’ugge
415e tolvi ardire,
e potevi scoprire
meco a fé sicura?
Io so aver misura
nel parlar,
420nell’andar
e nello star muto,
e insieme essere astuto,
nescio e pronto;