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theogenius 411

da diversi stadi della revisione di M (escludendo cioè che certe correzioni e aggiunte fatte su M non siano state copiate dall’autore da qualche altro esemplare), si potrebbe forse esprimere la situazione nel modo seguente (indico con M1, M2, M3 la progressiva revisione di M): Comunque, in questa situazione, in cui le varianti di W e B non sono tali da rendere sicura l’ipotesi di un’ulteriore revisione del testo dovuta all’autore, preferii fondare la presente edizione su M (che sarebbe M3), anche se questo codice non è del tutto privo di errori pur dopo la correzione autografa. Non ho esitato perciò a correggere in alcuni punti la lezione di M, valendomi degli altri codici e delle stampe, e segnalando sempre nell’apparato gli elementi su cui fondo il mio intervento.

Al testo dell’opera premetto la dedica a Leonello d’Este che figura in M E A P B, ma non in Ca V5 W. Essa non solo contiene alcune osservazioni molto interessanti sull’uso del volgare, ma ci offre anche utili indicazioni sui motivi e sulla data della composizione dell’opera. L’Alberti la scrisse «per consolare se stessi in sue avverse fortune», e la dedicò poi al principe estense in obitu parentis, cioè dopo il 26 dicembre 1441. La composizione sarà da collocarsi con tutta probabilità entro gli anni 1438-1441, e forse precisamente nel 1440, ma è difficile spiegarci, con gli elementi biografici a nostra disposizione, l’estremo stoicismo e pessimismo di questi dialoghi1. Si può notare, comunque, che, se il

  1. Cfr. G. Ponte, La datazione del «Teogenio» di L. B. Alberti, in «Convivium», N. S., II, 1955, 2, pp. 150-159; e vedi più avanti in questo volume la lettera di Carlo Alberti al Vettori intorno alla composizione dei Profugiorum ab aerumna libri (pp. 421 sgg.).