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uxoria 341

e indegnissima di chi abbi l’animo erto e virile? S’ella per te non peccò, se tu con custodirla e contenerla facesti el debito tuo, che gloria te ne surge degna di tanti ornamenti? Se non ti si convenia perdere el tempo e te stessi in prestarti quasi pedissequo e osservatore della inconstanza femminile, non t’è egli vergogna gloriartene? E s’ella avesse peccato, chi loda la diligenza tua e vigilanza, e del vizio suo a chi altri che a lei ne surge infamia? Ché adunque ti vendichi questa vana e falsa gloria? In cose più degne (direbbe el padre nostro), figliuoli miei, voglio adoperiate vostro ingegno, industria, vostro studio, vostra opera che in procurare quanto e con chi e dove e quando rida o cianci una lieve e fallace femmina’. E tu, Mizio, udite dal padre nostro queste parole, con che fronte ardiresti chiedere questi ornamenti? Non aducendo altre ragioni che solo queste: placai una importuna femmina, feci ch’ella predicava me essere uno ottimo marito, non mi crucciai per sue alcune inezie. Oh meriti degnissimi! Oh virtù maravigliosa! Oh cittadino nato a gloria e a onorare la patria nostra, il quale seppe gratificando a una femmina rendersi pregiato marito! E se tu non ti crucciasti, non era in te iusto sdegno, o in lei non era quanto nell’altre iniquità e malignità; né ha stomaco a chi non dispiace una femmina petulca, arrogante, immodesta. E s’ella teco fu facile, non fie tua egregia laude; né molta durasti fatica mitigarla e renderla mansueta.


25.     «Così credo direbbe nostro padre. Ma io però non vorrei