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e più che altra qualvuoi dolcezza gratissime, costui mio consiglio farà ch’elle non possano. E più saranno quelle che non potendo non vorranno, che quelle che possano e non vogliano. E se quelle che non possono cercano potere, quelle che possino non vorranno, che?»


20.     E così Acrino qui a questa materia comparando instituti, cure e molestie sue e del fratello insieme, disse più cose qual sarebbe prolisso recitarle. Ultimo pregò que’ padri, arbitri e iudici in questa causa, si ramentassero che quelli ornamenti doveano essere quasi premio della virtù, e non si dimenticassero quanto la virtù mai fu disiunta dalla fatica e dal sudore, dalle vigilie, sollecitudine e cure, e che considerassino a chi di loro più sia stata laboriosa provincia, o a chi fuggiva, o a chi a se prendea somma vigilanza e diligente custodia di quello per quale si loda chi vi espone la roba, el sudore, el sangue, la vita per ottenerla e conservàlla.


21.     Qui Trissofo, ultimo minore de’ fratelli, giovane d’ingegno e d’animo fervente e ardito, sorise e pregò e’ padri non chiedessero da se simili ornamenti in suo dire, in quali a se parea e’ fratelli suoi più per onestare suoi gesti che per orare la causa se fussero estesi; ma parerli che e’ poco abbino dicendo asseguito quel che cercavano. Se così sia che chi dice, io soffersi con animo virile gl’incommodi e danni e’ quali m’erano necessari sofferire travagliandomi in mare, non tanto loda l’animo suo quanto accusa el consiglio per quale sé indusse a fidarsi della inconstanza e perfidia del mare, e convenirli così, non per schifare quale e’ non puote aversità ma per meglio reggersi, ivi offermarsi e con l’animo sostenersi: simile chi dica, io tacito soffersi la insolenza di colei con chi mi convenia così vivere, non loda la virtù, ma duolsi della sua imprudenza che così si sommise a tanta avversità e grave sorte.


22.     E sempre esserli piaciuto el proprio consiglio suo, e oggi piacerli più che mai, poiché da’ fratelli avesse inteso quello gli