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uxoria 309

cura e opera, e tua sia imprima questa diligenza, Mizio, la quale per età ti si debba ottenere il luogo mio ed essere a costoro come padre di famiglia, — farete sì che e’ nipoti nostri simile abbino da lodare la parsimonia vostra e temperanza, qual voi credo lodate la mia. Vedesti ancora quanto in me fu ingegno, industria, studio, tutto lo spesi, quanto in me fu, venire tale che voi potessi gloriarvi essermi figliuoli. Da voi richieggo vostro officio così facciate, come fate, che io benché morto abbia da rallegrarmi avere voi con studio e buone opere cupidissimi di laude e insieme fra voi amantissimi. Lodovi che per vostra osservanza e benigna natura sempre volesti che io per voi vivessi lieto e, quanto la fortuna permettesse, felice. Adunque, se a me fu debito avere cura di voi e rendervi di dì in dì migliori, godo avere satisfatto all’officio mio e alla espettazione de’ buoni nostri cittadini e al desiderio mio, quando vi vedo costumati e buoni; ed esco di vita non se non in molta parte contento, poich’io lascio le fortune vostre non turbate e voi con ragione ben composti.


3.     «Restanmi questi ornamenti, i quali riconoscete sono propi miei, i quali non e’ vostri maggiori a me concessero, ma el iudizio e consenso di tutti e’ cittadini solo alla mia virtù contribuirono; e sono tali che non tanto il prezzo loro quanto la degnità e rarità loro vi debbono muovere. Questi non sanza cagion voglio sieno non in comune di voi tre, ma di colui solo il quale di voi sé possa dire più che gli altri virtuoso, modesto, prudente, constante, pietoso e iusto. Questo voglio stimiate da me, omo non inconsiderato, sia fatto prima per eccitarvi insieme a virtù e desiderio di simile prestanza e dignità: poi ancora mi parse che quello