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Uxorie proemium ad Petrum de Medicis.


Molte cagioni già più tempo me induceano ch’io te molto amassi, Pietro. Vedeati modestissimo e umanissimo e amorevole di ciascun buono e studioso di lettere e virtù, e dato a ogni cosa lodata e pregiata in uomo come tu nato ed educato in famiglia nobile e beata. Onde io sperava vederti in tempo alla patria nostra simile al padre tuo Cosmo, uomo virtuosissimo e a me amicissimo, pregiato e utilissimo cittadino, da cui la nostra republica per tuo consiglio e fortune di dì in dì più riceva autorità, dignità e amplitudine. Io adunque te amava, poiché così iudicava per tua virtù e costume certo meritavi da me e da tutti gli studiosi essere amato. Ma ora ch’io intendo quanto sia la benevolenza tua verso di me, e poich’io sento qual sia lo studio e opera tua assidua e prontissima in rendermi con ogni arte, con lodarmi e commendarmi a tutti noto e accettissimo; e ancora ch’io vedo te dato a riconoscere scritti ed essercitazioni mie letterarie, tanto che raro passa ora in quale tu non legga e commendi a memoria qualche mio scritto e detto, posso io non sopra tutti gli altri amarti, da cui, omo degnissimo d’essere amato, io tanto me scorga amato? Ma non dubito di dì in dì si porgeranno occasioni per quali tra noi mosterremo qual sia l’animo e l’affezion nostra insieme, e concerteremo vincere l’uno l’altro d’amorevolezza e di qualunche onesto e grato officio. E già ch’io conobbi te tanto cupido de’ miei scritti, mi piacque mandarti questa nostra operetta scritta in villa fra le selve in ozio al quale a questi tempi per buona ragion me diedi. E credo non ti tedierà rileggerla più d’una volta, perché