Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
epistola consolatoria | 295 |
in essilio; non in povertà, non in servitù; non odiato da’ tuoi; non escluso, non afflitto da tante miserie e continui dolori. E queste tribulazioni, quali tu testé sofferi, gioverà con pazienza meritarne grazie e premio da Dio, più tosto che con indegnazione accrescerne a te stessi molestia; ché sai lo indegnarsi e attediarsi nulla minuisce el male, anzi ogni calamità quanto tu meno la sofferi, più ti nuoce.
Spera in Dio, e godi esserli a mente, e non dubitare che se vedrà te nulla contumace a sue discipline, di dì in dì te renderà migliore, e meno bisognerà gastigarti sotto el giogo. Ancora ti gioverà avere sofferte queste tue miserie, ché conoscerai te stessi quanto tu possa in virtù, e conoscerai la grazia di Dio e pietà inverso di te essere non minore che tu e io a te la desideri; ché sai io te amo quanto me stessi. Vale.