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272 de iciarchia

che in la famiglia sia non tanto chi mostri e regga con ragione quanto chi pronto ubbidisca senza contumacia. Converrà che questo moderatore si presti tale ch’e’ meriti riverenza, e ch’e’ suoi lo iudichino degno d’essere ascoltato e ubbidito. Via espeditissima a inducermi ch’io ti ubbidisca sarà che tu mi commandi cosa quale io,etiamsenza precetto d’altro, farei e volentieri, se io la conoscessi. E questa qual sarà? Saranno tutte quelle cose quali io intenderò che conferiscano alla salute mia, alla onestà, utilità e contentamento mio, o quelle che tu, omo grave, prudente, integro, amorevole, curioso del ben mio, quale io per amore e carità verso di me reputo in luogo di padre, mi dirai. Crederotti, seguirò ricordi, consigli e amonimenti tuoi, ubbidirotti. E queste medesime cose, benché a me utili e commodissime, se tu le comandassi con temerità e acerbità e con imperiosa arroganza, e dove e quando non si convenisse, forse le ricuserei per non ricevere a me subiezione indegna e servile. Sì che adonque mi pare bisognerà che in questo nostro precettore sia buona cognizione delle cose utili e necessarie a vivere bene e beato, e siavi studio e diligenza in osservare tempi e luoghi atti e oportuni alle faccende, e siavi autorità e bontà e modo acetto a chi lui si porgerà moderatore e direttore. E sopra tutto in costui desidero che sia vero amore e carità verso de’ suoi. Non mi basterà s’egli ama te e quello e quegli altri quanto per sé merita ciascuno, ma voglio ami quanto più possa effundere la pietà d’uno vero buono omo. Le condizioni d’uno omo buono, giovani, sono queste: sempre con tutti in ogni movimento suo s’adopera in bene; ama, favoreggia, aiuta e’ simili a sé, e studia in ogni modo essere principio e motore e dar ragione agli altri a diventar pur buoni e a perseverare ne’ buoni costumi; supplisce dove bisogna; non resta inducere quelli che lo ascoltano a vivere secondo la virtù con buona grazia; mostra, insegna, apre ogni addito e via di pervenire a onore e felicità; augmenta in bene ciascuno quanto sia in sé; concerta con gli altri e seco stessi in fare ciò che può, sì ch’e’ suoi provino e conoscano che la carità sua verso di loro nulla può esser maiore; né desidera essere dissimile dagli altri se non quanto l’opera sua possa molto giovare benificando a tutti. Questo così fatto, quando