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262 de iciarchia


Battista. Agiugni, questa città sempre fu presso di tutte le nazioni riputata degnissima per più rispetti, massime per la singular prudenza e incredibile sapienza de’ nostri cittadini, quali omini circunspetti, acutissimi, vigilantissimi, constituirono e adussero in summo grado questa republica. A tanta amplitudine non si perviene senza ottima ragione e ben gastigato modo di vivere. Né troverrete altrove legge e instituti publici da preporli a quelli che indussero e’ nostri constitutori. Dirò quello che mi soviene. Parmi non senza arroganza chi produce nuovo instituto e circa obliterare l’ordine già confirmato per uso e per esperienza comprobato. Questo si è un certo ripreendere e vituperare el consiglio e prudenza de’ suoi maggiori, se tutti insieme non videro prima, quanto costui solo testé conosce, e’ loro errori in cose tante volte riconosciute. E pur fusse in questi eleganti oratori in su quel pulpito qualche ragione o pensiere conveniente e commodo al publico bene!

Paulo. Qual fece tuo avo, Battista, tuo avo messer Benedetto Alberto: la legge chiamata «specchio».

Niccolò. Si certo, E così s’afferma per tutti che in quella stia el fermamento in molta parte di questa republica.

Battista. Da questi oggi nulla udirete che nuovo sia, nulla non più volte repetito; se già non dicessi che lo estirpare pecunia delle borse private con l’autorità publica a’ suoi cittadini infatto sia pur quel medesimo in questi qual fu ne’ prossimi dì sopra, ma per certo palliamento utile in que’ pochi forse che trattano le cose, si li muti el nome e chiamisi quando catasto, quando ventina, quando suo altro nome. Non voglio si referischino le parole mie solo circa queste imposizioni censuarie, quanto a simile proposito in tutte le innovazioni produtte in senato da chi le studia e confirmate dalla multitudine. Cosa intollerabile! Come patiscono i padri cupidi della quiete, amatori della patria, che tante agitazioni spesso perturbino questo stato, e insieme qualche volta molestino tutta Italia? Dieci leggi, non più a numero, dopo Moisè, resse tutta la nazione ebrea cento e cento e più volte cento anni con venerazione di Dio e osservazione della onestà, equità e amor della patria. A’ Romani bastò per amplificare la sua repu-