Pagina:Alberti, Leon Battista – Opere volgari, Vol. II, 1966 – BEIC 9707880.djvu/263


libro secondo 257

satollano. Ben disse quel prudente: la casa di questo prodigo e sollecito apparecchiatore mi pare divenuta osteria piena di gulosi diluviatori. Ma quivi costoro pagherebbono danari e qualche frutto delle fatiche loro, dove qui e’ pagano costui d’assentazioni. Paionmi troppo care le blandizie degli ubbriachi, se tu le comperi coll’oro tuo e con lo onore. La mensa civile vuole essere senza escogitato artificio: amici pari a te; l’altre cose nulla sordide, ma tali ch’io invitato possa pari e facile retribuirle. Soleano que’ buoni antiqui in cena udire chi cantava le laude di quelli che per sua virtù e beneficio molto meritorono esser nominati e amati. Ottimo instituto, per quale si dimostri gratitudine verso e’ passati, e porgasi a chi ora cresce, essemplo a esser pari gloriosi e immortali. A me canti, suoni, festività, alacrità diletterebbono, e insieme qualche sale in una e un’altra risposta non dispiacerebbe, pur ch’ella uscisse in tempo e senza fiele. Questi che pongono ogni studio e premeditazione in pugnere e mordere or questo or quello, solo per esser tediosi, senza niuna occasione di qualche scusa, e godono lasciare come la vespa insieme con qualche susurro, latente el suo veneno, sono maligni, villani, odiosi. Ma che cerchiamo noi, o instrumenti musici, o destrezza d’ingegno altronde? Niuna armonia sarà mai soave pari a’ ragionamenti d’un omo prudente ed erudito, qual cose raro si trovano in età non matura. Da costui udirete cose ioconde piene di gravità e piene de amenità. E quello che non poco giova, la presenza degli omini degni di riverenza, modera la licenza quale suole lascivire forse doppo el vino. Dicea quel savio: la prima tazza sia per spegner la sete, la seconda per voluttà, la terza per alacrità; la quarta sia concessa a’ vecchi contro la sete poi del dì. Ne’ giovani questa ecciterebbe furore. Non voglio sia il convito a fine di crapulare insieme; più tosto per adoperar la iocondità del vivere ragionando e dando insieme l’uno all’altro ogni indizio de amorevolezza. Questo apparecchio e lautizie della mensa ha in sé venerazione, e quasi possiamo dire che la mensa sia come ara sacrata alla umanità, e che ’l convito sia in parte spezie di sacrificio e religiosa comunione a confederarsi con fermissima carità. E per questo dire’ io che ne’ conviti de’