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a questo adoperarsi. Contrario allo adoperarsi massimo è l’ozio. Prossima all’oziosità sussegue la vita voluttuosa. Molti reputano summa voluttà el vivere senza faccende, senza pensiere; summa felicità bisognarli far nulla. Errano. Dicemmo e dell’ozio e della voluttà ne’ ragionamenti di sopra, ma quel che bisognava continuo provedervi, non è superfluo spesso ricordarlo. L’ozio se ne porta i giorni utili, e lascia nell’animo uno uso d’essere inutile a ogni cosa e nulla curar sé stessi pieno di perpetuo e irrecuperabile pentimento. O duro e acerbo riprenditore della vita passata, giovani, el pentimento! El pentirsi, pensatevi, vederete ch’egli è spezie d’odio contro a te stessi. Dall’ozio, adonque, segue oltre agli altri seco innati mali, odio contro a te stessi. E sarebbe meglio essere una statua figurata simile all’omo, che ozioso simile a un tronco fatto in forma d’omo. A veder quella statua ti piacerà lo ’ngegno e artificio di chi la figurò. Questo ozioso, come può piacere a te quando lui a sé stessi è fastidioso e odioso? El pescatore, el mercante e simili, se torna senza preda e guadagno, di nulla tanto si duole quanto del tempo perduto. Tu studioso, tu nato a essere fra’ tuoi cittadini quanto tu desideri omo onorato e primario, non commettere per tua desidia e negligenza che ti bisogni dolerti e dire: oggi imparai nulla, oggi acquistai niuna bona grazia, oggi non dedi opera utile ad alcuno amico, né feci cosa qual giovi a me. E non sarà men perduto né men da vituperare chi pone ogni suo studio solo in vivere delicatissimo, sazio d’ogni voluttà. Non mi negate che potere adattarsi a ogni cibo e contentarsi di qualunque apparecchio delle cose ha in sé molta libertà. Così, contro, non potere senza nausea patire le minime offese di quel che a te paia non ben lauto e ben condimentato, sarà all’omo dura servitù, e sarà spezie d’infirmità iunta con fastidiosa leziosità e pazzia. E certo e’ dicono el vero, ch’egli è men male errar per stultizia e furor di mente che per delicatezza e lascivia. In quella tu accusi forse la imbecillità della natura in chi erra: in questa tu vituperi solo costui qual pecca contro a quel che da lui richiede la natura, e debbasi a’ buon costumi. Agiugni, — udite, giovani, — chi cerca da te il suo bisogno, in questo sarà tuo subietto e servo. Così tu, contro, sarai servo del cuoco tuo e di quel-