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libro secondo 239

e vittoria; e queste nominiàlle comuni operazioni. El fine e quasi segno diterminato dove s’addirizzino le tue operazioni private, sarà per essere felice, e delle communi sarà per acquistar buon nome e grazia; e delle publiche el fin loro sarà importare, augumentare, conservare salute, dignità e amplitudine a’ tuoi e alla tua republica. Ma il fine dovuto in te a tutte queste cose sarà fama immortale e gloria. Molti savi antiqui dissero che essere felice non è altro che solo vivere lieto col far bene. E se tutta la nostra vita si contiene in certo successo del nostro adoperarci, certo tanto sarà adoperarci bene quanto vivere bene. Gli uomini oziosi sono simili a chi dorme: né vivi quasi, né in tutto morti. Que’ che s’adoperano in cose scellerate e odiose, mai saranno per questo altro che miseri e infelicissimi. E possiamo dire a questo proposito che in mare non navica chi iace e dorme supino, senza cura, senza governo; ma costui navica el quale adestra le tele, adopera il remo, dirizza la nave in porto. Così non sarà vita in noi l’alitare solo aspettando la sera, e lasciarsi in abandono errar l’animo suo in servitù del corpo; ma sarà vita in noi lo adoperarsi continuo, e sarà vita ottima bene adoperarsi in cose ottime. Quinci consequirai quello che si dice essere proprio della vera felicità, cioè tranquillità e quiete d’animo lieto, libero e contento di sé stessi; e insieme assequirai buon nome, favore e grazia, e più per te a’ tuoi succederà quanto egli sperano e aspettan da’ buoni cittadini, utile publico e onestamento della patria. Né ti chiamerò bene operoso se tu consumerai tutto il dì allo sparviere, a’ cani, alle reti e simili. Simile occupazioni sono trastulli fanciulleschi, concessi qualche ora agli omini gravi per recreare l’animo in aere libero e luoghi amenissimi, e raffermarsi a buona valitudine movendo ed essercitando el corpo. Al tutto dicarsi a faccende non degne non si conviene. E sarà il nostro proposito non simile a questo qui per riuscire principe fra’ cacciatori e pescatori; ma sarà nostro officio contendere a meritare onorato luogo fra’ primi ottimi cittadini.

A tanta eccellenza perviene mai persona con opere vili e studi non degnissimi. Se da noi l’officio di chi ben vive chiede continuo adoperarsi, convienci in prima escludere e fugare le cose contrarie