Pagina:Alberti, Leon Battista – Opere volgari, Vol. II, 1966 – BEIC 9707880.djvu/242

236 de iciarchia

la bontà e verità. Saranno adunque i nostri ragionamenti fra gli amici festivi, iocosi, senza levità o scurrilità. Chiamo scurri questi, quali per far ridere altri, e pur che cinguettino, non perdonano a persona, neanche a sé. E saranno e’ nostri ragionamenti apresso gli omini gravi e maturi ben pesati, severi, senza ostentazione o superstizione. Molti per volere parere filosofi, masticando le parole e porgendole con certa inetta gravità piena de insolenza, furono dileggiati. Simili superstizioni fastidiano in modo che spesso niuno ascolta le parole loro, benché elle siano per altro ben dette. Sia el favellar vostro libero, espedito; e arete a cominciare e’ ragionamenti qualche adattezza e ragione non abrutta, fuor di proposito, e inconsiderata, ma dedutta da qualche principio, o necessario quivi, o molto accetto a chi udirà. E simile arete al finirli modo, e darete luogo agli altri non con ostinata taciturnità, — non voglio per levare un vizio che tu entri in un contrario vizio, — ma come chi giuoca alla palla a vicende, quando mandarla, quando aspettarla. E nel processo del favellare conviensi mai affermare cosa quale a te non sia ben nota e certissima, e sarà più senno tacere le cose non verisimili, che bello persuadere le cose incredibili. E se pure accade referire qualche maraviglia, bisogna esporla non come detta per voluttà di favellare, ma come indutta quasi da necessità e ordine a quello che si ragionava. E insieme niuna vostra parola o cenno mai s’adirizzerà a biasimare altrui per inimico che vi sia, e sarà mai circunflessa a lodar voi stessi. L’oraculo d’Appolline, a chi domandò in che modo e’ potessi fare che molti dicessero ben di lui, rispose: «Va, di’ tu ben di tutti». Così voi, e ragionerete delle cose familiari e domestice, delle lettere, perizie, dottrine e arti buone, delle facultà che apartengono allo ingegno, della republica. E sarà el disputar vostro per trovare il vero, non per difendere la sentenza conceputa con ostinazione. E a ogni risposta osserverete modestia. Niuna pertinacia o iterazione rissosa o superflua loquacità. E la voce e gesti siano accommodati e castigati, e con molta dimostrazione che voi amate e reverite chi favella con voi. E nulla vi sarà grave se forse sarete interrutti; e daravvi occasione di non dire più, quando in sé il narrare di sua natura non è per dare piacere a te, ma per