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232 de iciarchia

a un numero maggiore mancoron e’ denti. Non senza ragione ciascuna gente assuefece i suoi al proprio abito per essere difeso dalle offensioni quale ivi più nuoceno. E tu, adunque, simile cura la salute tua, e d’altra parte non volere singulare essere fra gli altri sempre come testé giunto forestiere. E qualche volta giovò non parere forestiere; e par che concili grazia el conformarsi agli altri. E piacciati in questo imitare non uno o un altro differente dagli altri, ma conformarti con que’ che sono per età e condizione pari a te e non ultimi reputati. Massime fuggiremo e con costumi e con portamenti e abiti nostri essere simili agli omini audaci, arroganti, ostentatori; fuggiremo parere lievi, lascivi, voluttuosi; non comporremo el viso, e’ gesti, l’abito, le parole, in essere fitti simulatori con odiosa gravità e importuna santimonia: ma da ogni parte porgeremo in tutti e’ modi indizio che in noi sia animo ben pacato, mente ben composta, e ben moderata ragion di vivere.

Circa le parole accade referire più cose molto utili e molto necessarie. Pigliaremo, a questa recitazione, da’ principi dalla natura. Noi vediamo comune agli altri animali le voci loro date dalla natura a qualche fine, con qualche cagione. Sarebbe iniuria se alle bestie lo esplicare e’ concetti loro fusse concesso con più ragione che all’omo. El cane, dicono, abaia per la fame, urla per desiderio, ringhia per ira, mugola per amore. Non è da credere che in noi siano le parole senza ragione e fine ottimo, quanto siamo differenti e superiori al resto di tutti gli altri animali. El favellare per sua natura mostra l’ordine delle cose passate, e rende la ragione delle presenti; e dicesi ch’egli è vinculo della società fra gli omini, dimandando per imparare e dicendo per esplicare insieme quello che bisogni loro a bene e beato vivere. Richièdevisi, adunque, carità e prudenza. Non sarà prudenza dire a caso ciò che ti viene testé in bocca senza discernere quello che importino le tue parole. Per questo si conviene in altro tempo formare quello che accade a dire, altro a recitare quello che sia da non tacere. Ma vuolsi non men prudenza circa il tacere che circa el favellare. Lodavasi altrove chi disse più, altrove chi disse meno. Sarà non biasimato chi dirà cose convenienti a sé e a chi l’ode. Delle poche parole e delle tarde risposte sequita quasi sempre meno errore. La loqua-