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libro primo 211

copia d’amici sotto la protezione de’ quali e’ siano ben retti. Pazzia troppo dannosa lasciare più letigi a’ suoi che beni ereditari! Voglio, sì, che il tuo sia tuo, ma quanto all’uso e liberalità, sia pari de’ tuoi, presertim buoni. E’ buoni meritano ricevere bene e dagli altri e imprima da’ buoni simili a te; e l’officio dell’omo buono sarà sempre far pur bene. Ma che fo io? Quasi come io qui a te, Niccolò, e a te, Paulo, omini maturi e prudentissimi e padri di molti costumatissimi figliuoli, volessi insegnare con che riguardi e con che instituti si regga la famiglia. E raveggomi uscito del nostro proposito.

Niccolò. Non così; anzi, come tu dicevi testé, così pare a me: ciò che si dice utile a questi giovani in tutta la vita fa molto a proposito e tuo e nostro, quali tutti vorremmo vederli felicissimi. E quanto io, Paulo, confermo el detto suo: certo e’ padri debbono avere gran cura di fare i suoi virtuosi. Questo si vede, che la virtù d’uno omo solo spesso rende beata una terra, non che una famiglia.

Paulo. Verissimo, Niccolò, quello che Battista e tu dici. E io, come tu sai, sempre curai ch’e’ miei fussero molto morigerati. Ma forse e’ pensieri di molti padri sono questi: «né posso fare a costui la persona maggiore che gli conceda la natura, né immettervi bontà e dottrina se non quanto agradi a lui: questo sussidio delle mie fortune molto necessario alla vita posso io accumulare e lasciare loro, e debbo».

Battista. Non neghiam questo, Paulo, che la cura, diligenza, assiduità de’ buoni precettori rende a miglior grado le menti giovanili tènere e atte a ogni impressione. E vedesi quanto e’ giovani, cresciuti sotto la reverenza de’ padri circunspetti e gravi, siano poi omini differenti da questi quali crebbero senza freno e buon consiglio. Ma torniamo. Noi espurgammo da quella parte dell’animo in quale abitano le perturbazioni, alcuni errori e vizi molto nocui, massime a chi propose essere principe e moderatore di sé stessi, e prossime superiore al numero degli altri. Ora procederemo esplicando ricordi de’ nostri maggiori, omini sapientissimi, pe’ quali la parte dell’animo retta dalla ragione sia ben culta e bene ornata, senza qual cosa, come più chiaro