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210 de iciarchia

gno improbità da castigarla! Chi vendessi il figliuolo per danari sarebbe scellerato. Sì. L’omo cupido vende sé stessi, la fama sua, spesso per minor pregio che non gli costò l’asino. Ove troverrai tu omo più duro che questo quale non sa vivere almen co’ suoi. Quasi tutte le quotidiane controversie fra coniunti in le famiglie vengono da questa cupidità. Lo stimare e desiderare cose superflue e a sé più tosto gravi che utili, mai caderà in un savio e prudente. Qualunque cosa io non saprò adoperare, quella a me sarà superflua. Non sarà adonque senza stultizia desiderare e con tanta industria cercare quello ch’io né sappia né voglia adoperare. El cupido avaro omo non conosce a che siano utili le ricchezze. Se le conoscesse, non perderebbe tanto frutto quanto ricoglie chi ben l’adopera. Disse colui: «desidero d’essere ricco solo per murare e donare». Degna risposta. Acquistasi col benificare mediante el danaio amici e fama. E costui, non che e’ non benefichi agli altri, ma e’ frauda sé stessi, e ripolle forse per adoperarle altrove in bisogni forse minori che questi presenti, e questo non è senza insania, soffrire testé disagio in cose certe sotto espettazione delle incerte. E se pur così fusse, arebbe men biasimo. Ma l’avaro le ripone solo per averle a custodire dalle mani de’ furoni. Molestia laboriosa e dannosa el non por modo alla cupidità di quello che non vuole usufruttarlo! Diremo noi che sia altro che solo uno gareggiare stolto contro a sé stessi?

E scusansi quasi come fusse licito essere rapace pe’ figliuoli. Non vi credo, padri: non credo che i vostri figliuoli tanto vi siano cari, quando di quel che gioverebbe e bisogna loro, voi non avete alcuna cura. Studiate, padri, che i vostri siano modesti, e sappino quanto sia da posponere el danaro alla virtù, e in che modo a noi mortali la vera ricchezza venga altronde che dalla fortuna. E in questo dovresti spendere tutto el patrimonio, ed esporvi tutte le sollecitudini e fatiche vostre, che a’ vostri non mancassero e’ ricordi e instruzioni vostre e degli altri ottimi precettori. E’ non sarà poco, s’tu lascerai loro quello che fa ricchi gli altri, la industria e buoni costumi. Gli omini dati al guadagno, quanto e’ saranno più modesti, tanto aranno più favore e indi più frutto e più utilità. E prossime, quello che molto gioverà, lasciate loro