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libro primo 205

iuramento?». Giovani, io ben fanciullo udi’ da un grave sacerdote molto vecchio, e quanto ancora io sino a questo dì vi posi mente, e’ disse el vero: «Niuno busardo mancò mai che non fusse ladro, traditore o pazzo glorioso simile ad alcuni cacciatori e millantatori». Chi dice la menzogna, se non è insolente, lo fa o per le cose passate o per quelle che prepara testé pello avenire. Chi fece il furto sperava poterlo occultare e negare. E quanti sarebbono ladri ove e’ credessero potere negare il furto. Pell’avenire se costui pensò cose buone, non vedo perché bisogni mentire più che tacere, se non quanto crede per questo giugnermi sproveduto e tradirmi. Io lodo, giovani, l’attenzione vostra, indizio che le ragioni nostre vi satisfanno. Piacemi.

Paulo. E sarebbono da biasimarli, s’e’ ragionamenti pe’ quali e’ riconoscono quel che si conviene, nolli movesse.

Battista. Sino a qui anotammo alcuni errori familiari a molta parte della gioventù. Ora sequita che noi esplichiamo certi altri vizi più gravi, dannosi e molesti in tutta la vita, e communi parte a’ minori parte a’ maggiori d’età, e sono inimici della vera libertà dell’omo, disturbatori d’ogni instituto a chi propuose bene imperare a sé stessi: la ira e la cupidità. L’ira e lo sdegno si movono quasi pari con uno impeto, e forse raro persevererà l’uno senza l’altro. Ma el primo incitamento dell’ira par che sia quando tu non hai quello che tu vorresti; e perché ne’ giovani le voglie sono più infiammate che ne’ vecchi, per questo saranno e’ giovani più ardenti e meno rattenuti a crucciarsi. Lo sdegno pare che insurga quando tu ricevi quello che non ti pare meritare e nollo vorresti. Onde vedi e’ vecchi sdegnati, se furon reietti, schifati, postergati. Ma donde s’incenda l’ira, e quale ella sia in sé, non disputiamo. Ciascuno conosce che l’ira si è uno impeto d’animo non obbediente alla ragione, impetuoso a vendicarsi, nocivo a costui in chi e’ si move, molesto agli altri con chi e’ conversa. Porgesi l’omo irato colle parole, co’ gesti e moti simile a uno ebbro furioso; anzi, vero, più simile a una bestia feroce percossa e incrudelita dice e fa cose, non tanto aliene dalla dignità sua e degne di repreensione, ma spesso aliene d’ogni umanità, e meritano castigazione e grave punizione. E vediamo in uno adirato molti movimenti