Pagina:Alberti, Leon Battista – Opere volgari, Vol. II, 1966 – BEIC 9707880.djvu/182

176 profugiorum ab ærumna

qualunque aito e amminiculo ci sollievi fiacchi e afflitti da sinistri incarchi. Rido. E’ dicono che Bacchus fra ’l numero degli dii si chiamava Liber pater, po’ che e’ liberava l’animo dalle cure e sedavagli el dolore e rendevalo ringiovanito. E questo facea solo col vino, frutto della terra alacre e iocundissimo. Molti impongono a Flacco, poeta lirico, calunnia quale s’ascrive a tutti noi vecchi, e accusanlo che fu bevitore; e questo arguiscono perché in molte sue ode e’ loda el vino. Certo, come e’ dicono di noi stracchi omai del vivere, aquilae senectus. Pertanto non vorrei in mie parole parere men sobbrio ch’io mi sia sempre stato in ogni mia vita. Voglio in questa causa da me essere preiudicato e preconstituito questo, che io in ogni altro uso del vivere biasimo la immodestia del vino. E vidi e notai in molti altrove robusti e vivacissimi uomini che la intemperanza del vino gli atterrò e abbreviò loro vita e privogli di sanità. E non mi estenderò di raccontargli in quanti modi l’essere poco sobbrio oppressi e’ nostri corpi di gravissime infermità. Ma Omero chiama el sonno domatore d’ogni acerbità, e introduce che ad Ulisses, dopo quel suo miserabile naufragio, giunto che fu el terzo dì al lito, la dea Atena, qual una sempre lo sovenne in ogni sua avversità, sopragiunse e trovollo giacere in su un suo quasi covile quale e’ s’avea fatto di frasche e di frondi; e forse lo trovò repetendo e’ suoi mali condolersi della sua calamità. Per questo mossa a pietà la dea Atena, non come in quel suo naufragio, gli sustese el velo o la vesta ove e’ posasse el petto e le sua membra; ma solo gl’indusse, per suttrarlo alquanto da tante miserie, el sonno, e adormentollo. Stratonices presso a Iesippo istorico, presa da’ nemici vincitori, deliberò uscire di servitù e uccidersi; ma in quel curare e procacciare quanto forse ella cercava per satisfarsi con men dolore e con più degnità, fu interpellata e compresa dal sonno. Dormì, e in quel dormire si spense tanto suo furore e immanità.

Bene adunque dicono che ’l sonno è dolce dimenticatore d’ogni male. Allettatore ottimo del sonno pare pure a me, il dirò, Niccola, el vino. Consiglio di Diomede: bei e mangia; poi dormendo ti racconsolerai. Benché appresso del nostro comico, Cherea dica in le sue cure amatorie: «Io in villa mi straccherò facendo qualche