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libro primo 135

giurie per in tempo potere e sofferire e dimenticarsi le maggiori. Ad Antistenes filosofo parea niuna disciplina migliore in vita che disimparare el ricordarsi delle offese. Aristotile negava essere opera d’animo grande e forte refricarsi a mente presertim quel che dispiace. Per questo desiderava Temistocle imparare da Simonide non quella sua arte del ricordarsi, ma più tosto qualche altra arte del dimenticarsi.

Tutte queste racconte cose asseguiremo volendo e con modo addestrandoci di cosa in cosa e di tempo in tempo. E conviensi col tempo affaticarsi; e in le fatiche bisogna tolleranza, nella tolleranza fortezza, nella fortezza consiglio e ragione. E in ogni nostro consiglio conviensi adattare a iustizia e umanità con molta voluttà d’ogni tuo acquisto in virtù. Ditto d’Aristotile: la voluttà dello affaticarsi dà buon fine a ogni opera. Amasis re degli Egizi rispose esser facillima qualunque cosa si faccia con voluttà.

Un ricordo non voglio preterire, che a ogni ottima instituzione, a ogni bene addutta ragione del vivere, a ogni culto e ornamento dell’animo nostro molto e molto gioverà darsi alle lettere, alla cognizione e perizia de’ ricordi e ammonimenti quali e’ dotti commendorono alla posterità. Come la mano compremendo radolca e prepara la cera a bene ricevere l’impressione e sigillo della gemma, così le lettere adattano la mente ad ogni officio e merito di gloria e immortalità.

E che ti pare, Niccola, di ciò che noi dicemmo insino a qui? Vedesti in che modo bisogni prepararsi e aversi in vita per escludere alle perturbazioni ogni addito onde possino importarsi e occupare gli animi nostri. Seguiterebbeci luogo d’investigare quali argumenti e arte di curarci perturbati ne espurgassero del seno ogni rancore e ansietà. Ma a tanta opera non mi sento atto. E quanto recitai, conosco bisognerebbe averci premeditato. Io raccontai ciò che nel ragionare m’occorse a mente, sanza ordine e forse confuse. Fecilo nondimeno, e non ad altro fine se non per confutarti, che dicevi desiderare da’ dotti qualche utile precetto a questa causa. Vedestigli tu in questo come nell’altre cose quali appartengano a bene e beato vivere, che furono non negligenti, e satisfecero a ogni nostro bisogno ed espettazione.