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114 profugiorum ab ærumna

el dolore picciolo e da sofferirlo; qui la mollizie effemminata dell’animo per se stessi bieca e obliqua ad impazienza e intolleranza puerile?

Dicea Ermete Trimegisto antiquissimo scrittore: «la volontà, o Asclepi, nasce dal consiglio». Chi adunque ben consiglia, ben può quanto e’ vuole. Vuolsi adattare l’animo a virtù. Conduceravvelo la ragione; e sempre sarà l’animo osservatore della ragione purché la sinistra volontà nollo svii; e sempre fie pronto donde tu possa ben consigliarti in vita col modo e via di tradurti grato a te stessi, accetto agli altri e utile a molti.

Né si vuole giudicare quello che tu possa di te stessi prima che tu lo pruovi; e provando, se bene non fussi, diventerai atto a vincere ogni insulto avverso vincendo te stessi. Ma noi, alcuni, troppo ne disfidiamo, e come in milizia chi sia inesperto e timido, così noi fuggiamo al primo strepito e ombra degli inimici, e prima succumbiamo coll’animo che noi conosciamo quanto possa chi ne urteggia. E come e’ dicono che molti arebbono acquistata sapienza dove e’ non avessono prima persuaso alla opinione sua d’esser savi, così, contro, non pochissimi rimangono sanza lode dove non si fidorono potere quanto volendo li era lecito potere. Così mi pare qui tra noi resti assai esplicato che noi uomini bene consigliati tanto potremo di noi stessi, di nostro animo, volontà, pensieri e affetti, quanto vorremo e instituiremo.

Niccola. Doh! Agnolo, che dura e iniqua sorte fie quella de’ mortali se trovaremo in vita niuno sì inculto di dottrina, sì alieno d’ogni ragione, quale udendo queste vostre gravissime e approbatissime sentenze, non v’assentisca e confessi ogni vostro detto esser vero; e d’altra parte si truovi niuno sì perito e sì essercitato in cose lodate a bene e beato vivere, quale con opra affermi quanto e’ con parole confessa doversi. E pensiamoci un poco. Se voi domandassi el fratello, el padre, la madre d’uno di quei fortissimi cittadini quali perirono superati da Annibale presso al laco Trasumeno qui presso a Cortona: «E che vi dolete? Queste vostre lacrime che giovano? Non sapete voi che il pregio di queste cose sottoposte alla fortuna non sta, in buona o mala parte, altrove posto che in la nostra opinione? Qualunque cosa avvenga a noi