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la madre pregò lo dio desse a’ figliuoli non più una o un’altra cosa, ma quello che giudicasse a’ mortali ottimo. Retribuilli, ché infra tre dì ambo due morirono. Trofonio e Agamede, scrive Platone, simile dalli dii riceverono premio pel tempio quale edificorono. Ma molti non aspettorono che li dii per sua pietà gli tollesse dalle miserie di questa nostra vita mortale, e con summa voluttà preoccuporono tanto dalli dii adiudicato bene. Scapula pompeiano, convocati e’ suoi servi, apparecchiata la cena, infuso d’unguenti odoriferi, bevendo e lieto s’asettò in mezzo la catasta posta per poi arderlo, e comandò la incendessero. Virrio capuano con suoi senatori numero ventisette, scrive Livio, cenando e lieti preseno el veneno. E apresso Massageti populi era costume vetustissimo che sacrificavano e’ loro per età venuti inutili. Raccontano in India così essere divisa la loro republica, che alcuni danno opera alla agricoltura, alcuni viveno in milizia, altri sé essercitano in portare cose utili a’ suoi commutando colle gente strane suoi frutti e merce, altri quali sieno ottimi e dottissimi governano la republica e hanno cura delle leggi. Quinta generazione fra loro quelli che sono dati al culto delli dii e alla sapienza. Questi sempre in prima acceso el fuoco escon di vita con volontaria morte. E scrivono trovarsi alcune genti chiamate Beloe, quali colle grillande in capo, con molta festività, sazi del vivere, sé stessi precipitano in mare. E molti altri, come que’ populi chiamati Dorbici e Tibareni, reputano cosa misera morirsi infermi: per questo consentiscono da’ suoi in vari modi essere uccisi. Tanto non solo e’ dotti ma e ancora el numero de’ populi con opera consentono la morte essere e lieve e utile. Ma benché così in sé la morte, quale e’ dicono sia e necessaria e non acerba e utilissima e da desiderarla, pur sarà sempre da preferire la sentenza di Platone a ogni nostra poca tolleranza de’ casi avversi, quale affermava come in la battaglia così in vita non essere licito senza volontà del sommo imperadore uscire del luogo a te dato e assegnato. Dicea Biante filosofo summa essere infelicità non potere soffrire la infelicità. Pertanto, come amoniva Valerio Marziale in quello epigramma in quale e’ racconta qual cose facciano la vita essere beata, dobbiamo né temere né desiderare l’ultimo dì di nostra vita.