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libro secondo 93

porre in sì eccelsa dignità e stato uno infimo e abietto mercennario, farci stimare vile ogni fama, farci posporre ogni laude e glorioso essercizio, renderci debole qualunque vinculo di parentado. Ma io non voglio seguire più oltre in questa materia, ché troppo temo non ti parere quasi come se io difendessi la causa mia propia. Renditi certo, Lionardo, io non amo, e benché in me io non senta questa forza dello amore, pur quanto da molti mi ramenta avere udito assai e letto, mi pare in gran parte da consentire a queste poche ragioni quali addussi, colle quali forse mi sono monstro troppo in questa sentenza fermo e troppo indulgente verso l’amore. Ma pensa tu quale tu mi troverresti, s’io con queste ragioni insieme tenessi in me quelle faci con che amore si fa adorare e gloriare. Non dubitare ch’io statuirei l’amore essere, sopra non dico all’amicizia, ma a qualunque gloriosa cosa, degno molto e divino.

Lionardo. A me piace lo ’ngegno tuo, né mi dispiacciono questi essempli, non perché seco adducano firmissime ragioni a persuadere, ma perché in essi veggo te pure, quanto io stimava, essere studioso. Lodoti, Battista, se hai voluto così meco essercitarti, ma guarda che forse non fusse meglio scoprirti inamorato e parerti errare, che non amando parerti non errare chi ama; imperoché io con più diligenza confuterei ogni tuo argomento per in tutto levarti da questa opinione e servitù dello amore; ove ora, non bisognando biasimarti questo furore amatorio, quale a te stessi debbono que’ tuoi molti essempli porre a non poco odio, solo quanto m’occorrerà a mente seguirò teco ragionando. E perché il nostro conferire sia più chiaro, questa furia, cioè amore venereo, chiamerollo inamoramento, e chi da essa sia preso dicasi inamorato. Quello altro amore libero d’omni lascivia, el quale congiugne e unisce gli animi con onesta benivolenza, nominiàllo amicizia. Questi di così onesto e benivolo animo affezionati chiaminsi amici. Gli altri amori fra congiunti apellaremo paterni e fraterni secondo che acaderà.

Ora torniamo alla disputazion nostra, nella quale tu, vo-