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libro secondo

Liber secundus de Familia: de re uxoria


Poiché Adovardo era partito ad onorare Ricciardo, il quale venia per vedere Lorenzo nostro padre, Carlo mio fratello e io eravamo rimasi con Lionardo. Tacevamo riducendoci a memoria quelle nobilissime e prestantissime cose, delle quali Adovardo e Lionardo, come nel libro di sopra raccontai, dell’ofizio de’ maggiori nelle famiglie e della osservanza de’ minori verso e’ maggiori e della educazione de’ figliuoli, copiosamente aveano insieme disputato. Lionardo doppo alquanto passeggiò due o tre volte tutta la sala, e poi con molta fronte, ma piena d’umanità si volse: — E voi ora, tu Battista e tu Carlo, che pensieri sono e’ vostri, — disse, — che sì vi veggo taciti stare in voi stessi e occupati? — Non altro rispose Carlo; ma, — Componevami fra me stessi a mente, — dissi io, — quanta sia incerta e varia cosa el ragionare. Chi mai avesse stimato, cominciando voi a conferire delle amicizie, poi così vi fussi distesi in tanti varii luoghi di filosofia e tanto alla famiglia utilissimi, ne’ quali molto m’è stato caro aver da voi impreso que’ buoni amaestramenti? Ma stimo sarebbe stata più compiuta utilità a noi e certo maggior contentamento, se voi ancora insieme avessi più oltre seguito in quelle amicizie, quali cominciasti ad amplificare con altro ordine e con altro piacevolissimo modo che a me non pare soleano gli antichi scrittori; e non dubito che da voi, come in queste altre cose, così sarei in quella parte di dottrina diventato più dotto e più erudito.