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72 i libri della famiglia

di uomo virile. Forse a’ vecchi se ne permette alcuno, scacchi e tali spassi da gottosi, ma giuoco niuno senza essercizio e fatica a me pare che a’ robusti giovani mai sia licito. Lascino e’ giovani non desidiosi, lascino sedersi le femmine e impigrirsi: loro in sé piglino essercizii; muovano persona e ciascuno membro; saettino, cavalchino e seguano gli altri virili e nobili giuochi. Gli antichi usavano l’arco, ed era una delicatezza de’ signori uscire in publico colla faretra e l’arco, ed era loro scritto a laude bene adoperarli. Truovasi di Domiziano Cesare che fu sì perito dell’arco che, tenendo uno fanciullo per segno la mano aperta, costui faceva saettando passare lo strale fra tutti gl’intervalli di que’ diti. E usino e’ nostri giovani la palla, giuoco antichissimo e proprio alla destrezza quale si loda in persona gentile. E solevano e’ suppremi principi molto usare la palla, e fra gli altri Gaio Cesare molto in questo uno degnissimo giuoco si dilettò, del quale scrivono quella piacevolezza, che avendo con Lucio Cecilio alla palla perduto cento, davane se non cinquanta. Adunque disseli Cecilio: «Che mi daresti tu, se io con una sola mano avessi giucato, quando io mi sono adoperato con due, e tu solo a una satisfai?». Ancora e Publio Muzio, e Ottaviano Cesare, e Dionisio re di Siracusa, e molti altri de’ quali sarebbe lungo recitare nobilissimi uomini e principi usoro colla palla essercitarsi. Né a me dispiacerebbe se i fanciulli avessero per essercizio il cavalcare e imparassino starsi nell’arme, usassino correre e volgere e in tempo ritenere il cavallo, per potere al bisogno essere contro gl’inimici alla patria utili. Soleano gli antichi, per consuefare la gioventù a questi militari essercizii, porre que’ giuochi troiani quali bellissimi nelle Eneida discrive Virgilio. E trovossi tra’ principi romani miracolosi cavalcatori. Cesare, si dice, quanto poteva forte correva uno cavallo tenendo le mani drieto relegate. Pompeo in età d’anni sessantadue, benché el cavallo quanto potea fortissimo corresse, lanciava dardi, nudava e riponeva la spada. Così amerei io ne’ nostri da piccoli si dessino e insieme colle lettere imparassino questi essercizii e destrezze