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III

VILLA

L’opuscolo, di cui prima non si aveva notizia, fu scoperto e pubblicato da me alcuni anni fa di sul cod. Pai. 267 della Biblioteca Nazionale di Parma1. Ristampandolo, riassumo qui le caratteristiche notevoli che allora mi sembrava opportuno rilevare. Soprattutto si nota lo stile asciutto e sentenzioso, lontano dal volgare piuttosto rettorico generalmente adoperato dall’Alberti, e forse da attribuirsi al tentativo di imitare in volgare la prosa latina di Catone, da cui deriva anche in parte la materia della Villa. Più significativa, però, in questo rinnovamento della tradizione dei ‘rei rusticae scriptores’2, è la imitazione dalle Opere e Giorni di Esiodo, scrittore fino a quel tempo poco studiato dagli umanisti e ancor meno messo a profitto3. È difficile stabilire la data della composizione dell’opuscolo, ma congetturo che fosse composto intorno al 1438, forse nell’anno cioè in cui mandò dalla campagna a Piero di Cosimo de’ Medici la sua intercenale Uxoria4. Già prima l’Alberti avrebbe potuto conoscere i testi di Esiodo attraverso i manoscritti del Filelfo5; non manca qualche citazione dalle Opere e Giorni nella

  1. In «Rinascimento», IV, 1953, i, pp. 45-53.
  2. Dopo il Crescenzio all’inizio del ’300 e fino alle stampe di Hesiodi Opera et Dies, Nic. de Valle e Greco Conversio, Roma, 1471, e dei Rei rusticae scriptores (Catone, Varrone, Columella, Palladio), Venezia, Nic. Jensen, 1472, mancavano fin qui testimonianze dell’interesse per la tradizione didattica.
  3. Il primo ad occuparsene doveva essere il Poliziano nel suo Rusticus, prolusione letta nel 1483 (vedi in Le Selve e La Strega, per cura di I. Del Lungo, Firenze, 1925, pp. 33-64). Per l’interesse rustico-bucolico nel ’400, cfr. V. Zabughin, Vergilio nel Rinascimento Italiano, Bologna, 1921, I, pp. 231-51.
  4. Cfr. G. Mancini, Opera Inedita... L. B. A., Firenze, 1899, p. 281, n. 3 e Id., Vita di L. B. A., Firenze, 1911, p. 158.
  5. Cfr. Mancini, Vita, pp. 40 sgg. e R. Sabbadini, La scoperta dei codd..., Firenze, 1905, p. 48.