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[Interlocutori Battista, Francesco e Matteo Alberti]



Matteo. Se mai a me parse vero, quanto si dice che el buono appetito rende la cena ottima, certo qui ora questo mi pare verissimo, e così stimo affermeranno questi giovani, quali eccitorono ancora in me maggior voglia di fare come loro con più alacrità e voluttà

Francesco. Contrario anzi, la affabilità e lo eccitare l’uno l’altro a festività ragionando sempre fu summo e ottimo condimento del convito. Che ne dici tu, Battista?

Battista. Pur come voi. Alle cene quello che presta molta voluttà nel cibo si è la fame. A’ nostri animi in tutta la vita, come dissero alcuni dotti, niuno instrumento, niuna arte musica si trova suave quanto il ragionare fatto insieme de’ cari amici. E vuolsi per satisfare al convito, prendere di ciò che vi s’appone con voluttà, e recrearsi insieme con iocundità e pronta festività. E così loderò in ogni cosa secondo e’ tempi, luogo e faccenda, che vi s’adoperi quanto li conseguitin le forze.

Matteo. Adunque aremo da non lodarti, Battista.

Battista. Duolmi; e questo perché?

Matteo. Perché in questa nostra cena facesti né l’uno né l’altro: quasi nulla cenasti, e meno favellasti. E piacemi testé con queste parole averti eccitato a riso e ilarità. E così fà; queste tue cure litterarie, quali tengono te sempre occupato, repetira’le altrove.

Francesco. Come non ti ricordassero e’ costumi suoi! Battista di sua natura raro se non provocato favella, e per