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libro quarto 303

in pericolo e caso alcuno si dimenticaron la fede e officio della amicizia, e furono diligenti, cupidi e curiosi, servando e accrescendo utilità, laude, dignità, autorità e fama a chi e’ già presono ad amarlo. Sono questi certo non molti, e rari. Ma chi non più tosto diletti due o pure un solo vero, che molti fitti e lievi volgari amici? E forse come nell’altre communicazioni di essercizii, roba, officii e studii, el troppo numero de’ collegati sempre fu grave all’onesto e senza sconcio sostenerlo, così forse in questo colligare gli animi non si loderà coniugarsi a molti. E quelli antiqui populi di Scizia in quelle loro col sangue suo iurate amicizie, che, come ti ramenta, uomini bellicosissimi per più essere in battaglia forti contra a’ nemici quasi necessitati a fermarsi ottima amicizia, a sé intaccavano el dito; e que’ due o tre al più, quali in quel sangue intinta la punta della spada e insieme beùtone, prometteano mai l’uno in pericolo o fortuna alcuna all’altro venir meno, sai appresso delli antiqui scrittori s’appruovano, dove e’ biasimavano e riputavano simile alle publice meretrici chi con più coppie di simili coniurati sé patteggiassi. E ancora piace Aristotele e sua sentenza: come non atto la nostra casa riceverebbe mille e mille uomini, e altrove dieci o venti uomini non adempirebbono populo a una città, così in amicizia dicono bisognarvi certo e determinato numero d’amici. Parvi da investigare qual numero sia non grave né debole?

Lionardo. E chi ricusasse non da tutti essere amato? Chi non molto dilettasse trovarsi amici numero quasi infinito? Sempre a me piacque quella nostra appresso de’ nostri sacerdoti sacra e divina sentenza, quale comanda tanto ami el prossimo quanto te stessi: processo di carità con quale puoi avere a te commendatissimi tutti gli uomini.

Adovardo. Lodo la sentenza tua, per quale me induci a non preterire cose qui degnissime. Adunque, non per monstrarmi qui teco erudito, Lionardo, ma per esplicare me stessi solo quanto mi vedo essere necessario, breve repeterò questa materia da’ suoi principii; onde insieme apriremo via e adito