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302 i libri della famiglia

che i poco fortunati; e quali sia più in amore constante, o chi da te bisognoso domanda, o tu che libero el ricevi; e se i prudenti più sono ch’e’ non prudenti tardi a farsi familiari e domestici; e s’e’ virtuosi più altri amano, che da altri siano amati. E simili potre’ io ancora qui addur non pochi, ma non forse molto qui accomodati dubii, quali altrove fra chi si diletta in scuole gloriarsi disputando più saranno grati. Ma basti qui a noi tanto asseguire quanto Valerio Marziale antiquo poeta ne ammonisce, suo epigramma:

S’ancora forse dai te a farti amare,
poich’io te vedo atorniato d’amici,
cedimi, Ruffo, se t’avanza, un luogo;
e non mi recusar perch’io sia nuovo,
ché sì fur tutti i tuoi antiqui amici.
Tu tanto guarda chi ti s’apparecchia,
se potrà farsi a te buon vecchio amico.

Adunque per brevissimo assolvere questo luogo, così statuisco: e’ fortunati e ben possenti uomini sono ad averli amici utilissimi; non tanto che possano beneficarti con sue ricchezze e amplitudine, ma ancora, quanto io provai per uso, che sempre diedi opera avermi familiare a’ primarii cittadini in qualunque terra soprastetti, questi molto apreno via al concorso poi de’ minori e plebei abitatori, quali tutti studiano con benivolenza e osservanza onorare e applaudere a chi el suo maggiore monstri fronte lieta, e presti non dure orecchie. E sono gli studiosi di lettere come cupidi di acquistare fama e nome, così certo prontissimi porgersi a qualunque degno, facile e liberale ad amicizia; ché iudicano la molta e con molti benivolenza essere non aliena da quale e’ desiderano onore, e iudicano el promulgarsi noto fra le genti cosa essere molto coniunta a quale e’ cercano fama e nome. Ma sopra tutti a vera amicizia e semplice amore attissimi sono quelli e’ quali bene sino a qui ressero le già più tempo principiate amicizie, e’ quali per l’amico non ricusorono fatica, sé stessi profferirono a ricevere incommodi, spese e grave danno, e mai