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libro quarto 295

questo, che alcuni, quando molto mostrano lodarti, v’agiugnono cose che più siano a biasimo e vituperazione che a lode, in modo sì escusato che tu non hai aperto da dirti offeso. Altri in ogni vita ambiguo; altri ostinato, arrogante; altri perfidi, fallaci, quali aperto lodando e applaudendo e cedendo studiano locar sé superiori, e da te molto essere ubiditi e beneficati. E così quasi vederai trovarsi niuno in cui non sia qualche segnato mancamento in suoi costumi, e certo in la ragione del vivere, rari che sappino in sue oppinion e voglie, instituti e opere tenere quella mediocrità qual tanto piace a’ peripatetici filosofi, che nulla da noi sia superchio, né si pecchi verso el troppo, né verso el poco.

Ma, né io a te negherò che la virtù molto vale darci a qual si sia uomo benivoli e accetti, poiché sì da natura tutti siamo affetti a’ virtuosi, e tanto ci muovono le loro lodi a pregiarli e reverirli. E niuno sarà che neghi ciascuno dato a virtù molto meritar lode, e pertanto grazia e buona affezione verso di sé. E appresso confesserotti che ogni dissimilitudine di vita, di costumi, d’uso, d’età, di studii disturba e non permette quello qual dicea Empedocles, che simile a quello che aquaglia el latte, così con amore si concreino insieme gli animi e couniscono; e qualunque similitudine sia, dico, molto alletta e invita gli animi a comunicare amore. Quello famoso in istorie Timone ateniense, uomo acerbissimo e duro, volle in familiare amico, quale e’ dicea piacerli, Alcibiade, giovine ardito e concitato, perché a lui parea costui, quando che sia, sarebbe a molti cittadini pestifero e calamitoso. Amò ancora Apemanto, uomo bizzarro e simile a sé. E leggesi che, per acquistarsi la benivolenza de’ popoli barbari, Alessandro vestì stola e abito barbaro. E Marco Catone mi ramenta che, per molto darsi caro a’ suoi uomini d’arme, volle in cosa niuna da loro aversi dissimile. Per quali tutte cose ben conosco quello testé che giovanetto e in queste lettere non tanto erudito, ma dotto dalla natura discerneva, ogni ancora forse dislodata similitudine conciliare fra’ mortali pari amicizia. E provai ne’ miei primi anni in Genova molto a me giovò questa astuzia, che