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284 i libri della famiglia

quello ordine proseguito sue argumentazioni e sentenze, scegliendo di tutte quale e’ più approvasse.

Adovardo. Anzi a me piace la sentenza di Cornelio Celso, quale più loda quel medico per cui opera si restituisca la buona sanità, e restituita si conservi, che di colui per cui sapienza sia noto se ’l cibo, come dicea Ippocrate, nello stomaco si consumi da innato alcuno in noi quasi ardore naturale, o se, come Plistonico discipulo di Parassagora affermava, si putrefà, o se, come ad Asclepiade parea, così si traduce indigesto e crudo. Così qui, se come el medico cerca sanità, così el filosofo e chi disputa di queste cose cerca felicità, e la felicità non si può avere senza virtù; e se la virtù consiste in operarla, e se l’amicizia si dice officio di virtù, costoro udirò io più molto attento e loderolli, se m’insegneranno quanto m’è certo necessario prima acquistarmi numero d’amici, già che niuno come di roba, così nasce ricco d’amici. Ma chi non se gli acquista, certo non si truova quanta li conviene copia d’amici. Poi quando nulla può in vita da mortali a noi in una ora essere e principiata e perfetta, costoro vorre’io a me dessono via a condurre la principiata amicizia in quello stato, quale egli stimano essere buono e onesto e da ogni parte perfetto: e se in questa opera qualche non prima a me noto e nocivo vizio in cu’ io amava si scoprisse, rendano me dotto qual sia utile arte a quanto e’ vogliono ch’io discucia la amicizia e non la stracci. E se tempo acadessi che io potessi revocarlo emendato ad onesto amarmi, vorrei non essere ignorante e poco saputo a ritrarlo e raggiugnermelo di vera amicizia, quale, poiché vediamo quanta sia ne’ mortali instabilità e volubilità d’ogni pensiero e instituto, ancora non meno desidero sapermelo in perpetua benivolenza e fede molto conservare. Nam e che utile porge in vita sapere disputando persuadere che la sola qual sia amicizia onesta persevera durabile e perpetua più che l’utile o la voluttuosa? che ancora troverrò io forse più numero d’amici, quando Pitagora filosafo m’arà persuaso che degli amici tutte le cose debbano fra chi insieme s’ama essere comuni? che credo quelli me ameranno