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274 i libri della famiglia

beneficio obligarmisi. Anzi, vero, forse mi sarei, quanto feci, dato ostinato ad acquistarmi grazia con questo uno al mio proposito accommodatissimo, più che a tentare instabile or questa or quest’altra fortuna. E così istimo ragionevole instituto quasi niuno trovarsi, quale con fermezza e modo perseguito non quando che sia a nostra voglia succeda e assecondi; e l’essere instabile a perseguitare sempre fu nimico a finire la espettazione. E già ivi col nostro Barbavaro, non meno e col principe Duca, a me molto bisognò pazienza e fermezza incredibile. Dicovi, non rarissimo mi trovai intero il dì ieiuno, dissimulando altre faccende mie, solo aspettare di mostrarmi loro e salutarli, tanto volea non per mia indiligenza perdere qualunque apparesse occasione utile a trarmi più oltre accetto, e più d’ora in ora per uso ben familiare. E per non apportarli di me mai tedio alcuno, da loro partendomi sempre di me lasciava qualche espettazione; sempre a loro con cose nuove me li rendea lieto, con ogni reverenza e modestia grato. Questi nostri Alberti d’Inghilterra, di Fiandra, di Spagna, di Francia, di Catalogna, da Rodi, di Soria, di Barberia, e di que’ tutti luoghi ove oggidì ancora reggono e adirizzano mercantia, quanto i’ gli avea per mie lettere pregati, così o tumulti, armate, esserciti o legge nuove, affinità fra prencipi, publice amicizie, armi o incendii, naufragii, o qualunque cosa acadesse per le province nuova e degna di memoria, subito me ne faceano certo.

Erano in que’ tempi gli animi de’ dotti astronomi solliciti e pieni di varia espettazione, quanto el cielo porgea loro manifesti indizii di permutazioni ed eversioni di republiche, stati e summi magistrati; e quasi comune sentenza, statuivano non poter lungi essere che quella stella crinita, quale a mezzo il cielo splendidissima e diurna continuati i dì appariva in que’ mesi, per sua notata consuetudine predicesse fine e morte di qualche simile al Duca famosissimo e supremo principe. E già era chi di questa promulgata opinione forse fatto avea el Duca certo; a cui, magnifica risposta, dicono, e degna di principe, rispose el Duca: sé non acerbo cadere dai mortali, ove così resti persuaso sé essere stato al