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libro quarto 269

bile, e porge sue fauce a certi uccegli, quali accorrono a svègliargli e mundarli ciò che superfluo era fra’ denti suoi rimaso. E quanto non so a voi se così forse intervenga, dirovvi cosa che non più mi ramenta altrove averla detta, e holla in me molto osservata: raro el primo aspetto di chi si sia ignotissimo a me dispiacque e turbommi, da cui io non in tempo abbi poi ricevuta onta alcuna e sconcio da odiarlo; quasi come la natura, in quel primo offendermi la effigie di colui, mi presagisse e indicasse essere tra lui e me naturale, come da’ cieli data, malivolenza. E alcuni, celeste beneficio e divino dono, a qualunque li miri prestano di sé buono aspetto e grazia.

Piero. O bisognivi virtù, o sianvi necessarie le ricchezze, o convengali in prima quel dono celeste tuo, Ricciardo, quale se in persona a’ dì nostri fu, certo in messer Benedetto Alberto vostro padre troppo fu maraviglioso e singolare, — niuno potea vedendolo fare che nollo amasse, e di lui in sé pigliasse affezione a desiderarli seconda fortuna, tanta era in lui modestia, facilità e gentilezza insieme, e non potrei dire che altro non so che in lui splendea, quale si monstrava in lui dolce gravità e infinita prudenza, piena d’uno animo virilissimo e mansuetissimo, — pur lo studio però nostro e modo troverete ad aplicarvi a benivolenza non meno che qualsisia altra cosa molto giovarvi.

Lionardo. E quale trovasti voi studio e modo, Piero in farvi familiare e domestico a que’ prestantissimi principi, per uso ed esperienza a voi essere in prima accommodatissimo?

Piero. Costì arei io da recitarvi una mia istoria e quasi progresso della mia vita e costumi, qual sarebbe lungo e forse non in tutto adattato a questi vostri ragionamenti. Ma in più parte a questi giovani qui, Battista e Carlo, accaderebbono in uso così avere quasi come domestico essemplo me a sapere simile trarsi persino entro alla secreta camera e non reietto da qual forse così bisognasse loro o atagliasse avere a sé principe benivolo e amico.

Giannozzo. Anzi e a noi tutti fie grato, e a me in prima,