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264 i libri della famiglia

sappia darsi e servarsi a ferma benivolenza e molta grazia? Non sia chi stimi in vita potersi trovare uomo qual vero possa dirsi bene amato. Più volte intesi messer Benedetto, messer Niccolaio, messer Cipriano, cavalieri Alberti, uomini quanto ciascuno dicea litteratissimi, in queste simili disputazioni molto e alto fra loro contrastare, che non mi duole essere com’io sono ignorante, se a chi sa lettera conviene come a loro sempre bisticciare e insieme gridare; né pare possano sanza gittare le dita e le mani, e le ciglia e il viso, e il capo e tutta la persona, farsi bene intendere, tanto non basta a questi litterati colla lingua e con molta voce tutti in un sieme garrire. Molte diceano dell’amicizia cose belle a udirle, ma cose quale a chi poi le pruova favole. Diceano che a ben fermare l’amicizia convenia che due in uno si congiungessero, e bisognarvi non so io che moggio di sale. Giurovi, me la donna mia più molto amava prima vergine che poi sposata e coniunta; e in ora non buona per noi coniunti che noi fummo, persino che ella fu meco in vita, mai m’occorse una sola mezza ora in quale mi fosse lecito sederli presso sanza udirla gridarmi e accanirmi garrendo. Forse que’ vostri savii, quali scrissero quelle belle cose dell’amicizia, poco si curavano in quella parte amicarsi femmine, o forse così a tutti stimorono essere noto che con femmina si può non mai contrarre certa amicizia. E quanto io, oggidì più che allora savio, non ne gli biasimerei, ché certo quel fastidio loro, hau! pur troppo è grande, che mai si possano atutare. E non che un moggio di sale, ma e venti, così m’aiuti Dio, ivi non punto sarebbero assai. So io, la donna mia quanto più mangiava sale più era da ogni parte sciocca. Pertanto vi consiglio, credete meno a questi vostri che sanno dire bello, ma cose inutili. Credete a me, e proverrete così essere verissimo: cosa niuna tanto nuoce a farsi amare quanto trovarsi povero; porgetevi ricchi, e ivi più arete amici che voi non vorrete.

A Ricciardo, Adovardo e Lionardo, uomini litteratissimi, questi e molti altri ridiculi, quali con assai risi di tutti e con