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258 i libri della famiglia

tosto consiglierei e’ padri che procurassino, Adovardo mio, ch’e’ figliuoli suoi non scorrino in voglie lascive e disoneste. A chi non arà volontà di spendere, a costui non bisogneranno danari. S’e’ tuoi figliuoli aranno voglie oneste, molto sarà loro caro tu le sappia; dirannotele, e tu in quelle abbiati con loro facile e liberale.

Lionardo. Quelli nostri prudenti cittadini, stimo io, Giannozzo, se non conoscessono essere ivi qualche utilità, forse non servarebbono quella larghezza co’ giovani loro.

Giannozzo. Se io vedessi che le volontà e il corso della gioventù in tutto si potesse restringere, io grandemente biasimerei quelli padri e’ quali non cercassino distorre e’ suoi figliuoli dalle voglie prima che darli aiuto a seguirle. E io quanto più penso tanto meno conosco ove surga più vizio nella gioventù, o per essere troppo bisognosi del danaio, o per esserne copiosi.

Lionardo. A me pare comprendere che Giannozzo vorrebbe prima e’ padri stogliessono da’ giovani le voglie quanto e’ potessono, poi mi pare essere certo non gli vorrebbe diventare piggiori per mancamento alcuno di danari.

Giannozzo. Proprio.

Adovardo. O Lionardo, quanto m’è Giannozzo utile stamani!

Lionardo. Molto più fu utile con noi dicendo tutto ciò che della masserizia si possa udire, e più ancora in che modo si sia massaio della roba, e in che modo si regga la famiglia. E pare a me di tutte le cose necessarie al vivere, di tutte Giannozzo ci abbia insegnato essere massaio.

Adovardo. Non riputate voi, Giannozzo, utile al vivere l’amicizia, fama e onore?

Giannozzo. Utilissimo.

Adovardo. E di queste dicesti voi in che modo si debba esserne massaio?

Lionardo. Quello no.

Adovardo. Forse non gli parse da darne precetti.

Giannozzo. Anzi sì, pare.