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256 i libri della famiglia

quella spesa. Diceva quello non gli essere utile, meglio essere indugiare, più giovare tenervi quella altra via, e così di parole molto si dava largo e prodigo. Apresso confortava ne chiedessono qualche uno altro, e prometteva di parlarne e adoperarsi in ogni aiuto a trovarli da chi si sia degli altri amici. E se pur questi ripregando lo convinceano, allora l’amico per stracchezza dicea: «Io mi vi penserò, e troverrovvi buono rimedio; torna domani». Poi e’ non era in casa, o egli era troppo infaccendato, e così a colui conveniva già stracco provedersi altronde.

Lionardo. Forse sarebbe il meglio negare aperto e virile.

Giannozzo. Quanto io, prima era di questo animo, e spesso ne ripresi l’amico mio, ma lui mi rispondea e dicea la sua essere migliore via, imperoché a questi infrascatori pare saperci dire in modo che noi non possiamo loro dinegare cosa quale e’ dimandino; però si vogliono contentare di quello che non ci costa. E dicea l’amico mio: «Se io da prima negassi aperto, io monstrerrei non curarli, sarei loro odioso. A questo modo quelli pur sperano ingannarmi, e io monstro stimarli, e così poi elli giudicano me da più che loro ove e’ si veggono avanzare d’astuzia, né a me ancora par poco piacere ove io dileggio chi me voglia ingannare».

Adovardo. Molto a me piace costui, il quale richiesto di fatti dava parole, e a chi domandava danari porgea consiglio.

Lionardo. Ma se uno de’ vostri di casa vi richiedesse, come tutto il dì accade, come li tratterresti voi?

Giannozzo. Ove io potessi senza grandissimo mio sconcio, ove io gliene facessi utile, prestere’gli danari e roba quanto e’ volesse e quanto io potessi, però che a me sta debito aiutare e’ miei con la roba, col sudore, col sangue, con quello che io posso persino a porvi la vita in onore della casa e de’ miei.

Adovardo. O Giannozzo!

Lionardo. Diritto, buono, prudente padre. Simili vogliono essere e’ buoni parenti.