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252 i libri della famiglia

non sanno guadagnare in altro modo il propio vivere. Pasconsi del pane altrui, fuggono la propria industria e onesta fatica. E se ivi sono e’ buoni, stansi modesti, stimano più venire in grazia per la virtù che per ostentazione, amano più essere bene voluti per suo merito che con ingiuriare altrui. Ma la virtù non si conosce se non quando sia per opera manifestata, e poi ancora conosciuta pare assai s’ella è lodata; e forse raro si truova virtù bene premiata, e tu virtuoso non potrai la conversazione di quelli scelerati, a’ quali dispiacerà la continenza, severità e religione tua. Né tra i viziosi a te sarà luogo monstrare virtù, né arecherai a lodo contendere qualche premio con alcuno scelerato, lascera’lo vincere e ottenere quello che tu appetivi per non perseverare in questa contenzione, della quale tu vegga esserti apparecchiata molta più ingiuria da quelli audacissimi uomini che lode dagli altri buoni. Quelli adunque arditi e baldanzosi ti lasciano adrieto, e spesso più nuoce uno raportamento di quelli assentatori in tuo biasimo, che non giova molta testimonianza in tua comendazione. Però sempre a me parse da fuggire questi signori. E credete a me, da loro si vuole chiedere e tôrre, dare o prestare non mai. Ciò che tu loro dai, si getta via. Hanno molti donatori, anzi comperatori delle grazie loro, anzi ricomperatori delle ingiurie. Se tu porgi poco, ne ricevi odio, e perdi il dono; se tu assai, non te ne rende premio; se tu troppo, non però satisfai alla grande loro cupidità. Non solo vogliono per loro, ma per tutti ancora e’ suoi. Se tu dai a uno, apri necessità a te stessi di dare a tutti gli altri, e quanto più dai, tanto più in te stessi ricevi danno, tanto più quelli aspettano, tanto più loro pare dovere ricevere: quanto più presti, tanto più te ne arai a pentire. Apresso e’ signori le promesse tue sono obligo, le prestanze sono doni, e’ doni sono uno gittare via. E colui si stimi a felicità a chi non molto costano le conoscenze de’ signori. Raro ti puoi fare grato a uno signore, se non ti costa. Soleva dire messer Antonio Alberti ch’e’ signori si voleano salutare con parole dorate. E proverrai ch’e’ signori debitori, per non renderti