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libro terzo 249

ché sapete, Giannozzo, sempre fu più lodo vincere chi si difende che vincere chi subito s’abandoni, io, non per concertare ma più tosto per perdere virilmente, dico ch’e’ vostri argomenti non però in tutto mi satisfanno. Non saprei addurvi altra ragione, se non quanto mi pare che ’l corso e impeto della fortuna così se ne porta le possessioni come il danaio, e forse tale ora in luogo rimangono ascose e salve le pecunie, ove le possessioni e gli edificii in palese sono da guerre, da inimici, con fuoco e con ferro disfatte e perdute.

Giannozzo. Ancora mi piace, com’e’ pratichi buoni combattenti adoperano per vincere non meno astuzia che forza, e tale ora monstrano fuggire per condurre il nimico in qualche disavantaggio, così tu meco qui mostri accedermi, e pur ti fortifichi più tosto d’astuzia che di fermezza. Ma voglio di questo lasciarne il giudicio a te. Non temo da voi alcune insidie come forse dovrei. Considera, Adovardo, che né mani di furoni, né rapine, né fuoco, né ferro, né perfidia de’ mortali, né, che ardirò io dire, non le saette, il tuono, non l’ira d’Iddio ti priva della possessione. Se questo anno vi cascò tempesta, se molte piove, se troppo gelo, se venti, o calure, o secco corruppero e riarsero le semente, a te poi seguita uno altro anno migliore fortuna, se non a te, a’ figliuoli tuoi, a’ nipoti tuoi. A quanti pupilli, a quanti cittadini sono più state utili le possessioni ch’e’ denari! Per tutto se ne vede infiniti essempli. E quanti falliti, e quanti corsali, e quanti rapinatori hanno saziati e’ danari de’ nostri Alberti! Somme inestimabili, somme infinite, ricchezze da nolle credere tutte fatte con nostra perdita. E volesse Dio si fussero spesi in praterie, in boschi o grippe più tosto, che almanco pur sarebbono dette nostre, almanco si potrebbe sperare a migliore nostra fortuna di riavelle. Stimate adunque il danaio non essere più che le possessioni utile; stimate alla famiglia essere e utile e necessario la possessione. Né so conoscere io il danaio a che sia trovato se non per spendere, per a quello cambio riceverne cose. Tu, vero, avendo le cose, che ti bisogna il danaio? E hanno le cose questo in sé più, che le