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238 i libri della famiglia

chiàmanti misero. Adunque ne ricevi danno e infamia, e così chi non ama le cose tue triste impara poco amare e riverire te. Ma se tu hai il vino buono, il pane migliore, l’altre cose competente, la famiglia sta contenta e lieta a servirti. Il dispensatore fa delle buone cose masserizia, e delle cattive insieme con gli altri si duole; e per ciascuno de’ tuoi le cose buone si riguardano, e dagli strani molto ne se’ onorato, e durano sempre le cose buone più che le non buone. Eccoti questa mia cioppa quale io tengo in dosso. Qui già sotto ho io consumato più e più anni, poiché io me la feci persino quando maritai la prima mia figliuola, e fui di questa onorevole parecchi anni le feste; testé per ogni dì ancora vedi quanto ella sia non disdicevole. Se io allora non avessi scelto il migliore panno di Firenze, io dipoi n’arei fatte due altre, né però sarei stato di quelle onorevole come di questa.

Lionardo. Ben si suole dire le cose buone meno costano che le non buone.

Giannozzo. Non dubitare, egli è verissimo. Le cose quanto sono migliori tanto più durano, tanto più ti onorano, tanto più ti contentano, tanto più si riguardano. E voglionsi avere in casa le cose buone, e averne in copia quanto basti. E quello detto d’alcuni e’ quali dicono essere meglio carestia di piazza che dovizia di casa, mi pare solo vero in una famiglia disordinata e sanza regola. Ma chi per tempo e con ordine sa regolare sé e’ suoi, a costui giova avere la casa doviziosa e abondante d’ogni bene. Né si potrebbe dire a mezzo quanto in ogni cosa sia nocivo il disordine, e per contrario utilissimo l’ordine, né so quale più sia alle famiglie dannoso o la straccuraggine de’ padri o il disordine della famiglia.

Lionardo. Dicesti voi alla donna di questo ordine quanto bisognava?

Giannozzo. Nulla rimase adrieto. Più e in più modi lodai l’ordine e biasimai il disordine, quali modi testé sarebbe lungo recitarli. Monstra’li che l’ordine era necessario, come con l’ordine si facevano le cose leggiermente e bene, e doppo molte ragioni io diedi questa similitudine: dissi: «Eh! mo-