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libro terzo 233

fatto quanto comandi, ma usare comandando, quanto patisce la dignità tua, ogni facilità e modestia, e in modo che chi ubidisce faccia il debito suo volentieri con molto amore e con intera fede.

Lionardo. Quali documenti più si possono trovare altrove utilissimi a informare una ottima madre di famiglia quanti sono questi di Giannozzo, el quale prima insegna parere ed essere onestissima e continentissima, insegnali farsi ubidire, temere, amare e riverire? O noi beati mariti, se quando aremo moglie sapremo con questi vostri ricordi, Giannozzo, fare le nostre donne simili alla vostra in tante virtù lodatissima! Ma poiché voi così a lei monstrasti quanto si gli richiedea onestà e regola a contenere la famiglia, monstrastili voi ancora conservare e bene usare le cose?

Giannozzo. Apunto, io vi farò qui ridere.

Lionardo. Come, Giannozzo?

Giannozzo. Lionardo mio, come quella la quale era di pura simplicità e d’ingegno non malizioso, stimandosi già essere prudente madre di famiglia pelle cose quali da me ella con sì grande attenzione avea comprese, dicendoli io che a una madre di famiglia non solo era sufficiente il volere fare il debito suo, se ella insieme ancora non sapea bene quanto bisognava essequire, e domandandola se in questo fusse esperta, quanto dalla madre sua avesse veduto in procurare le cose domestice che niuna andasse a male, disse la simplice che in questo credea assai da sé poterne essere quasi maestra. «Ben, moglie mia», dissi io, «piacemi ti proferisca a me molto esperta quanto stimo in te sia proposito averti compiuta buona madre di famiglia in tutte le cose. Ma, che Dio a te sia favorevole a questa tua buona voluntà e conservi in te molta onestà, moglie mia, come faresti tu?».

Lionardo. Che rispuose ella?

Giannozzo. Rispuosemi presto lieta lieta, ma pur col viso alquanto rosato con qualche fiammolina di verecundia. «Farò io bene», disse ella, «tenendo ogni cosa bene serrata?». «Mainò», dissi io. E vedi, Lionardo mio, quale essemplo