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224 i libri della famiglia

quanta potrai modestia farai d’essere essaudita e accetta a Dio in tutte le cose delle quali pregasti; e sappi che di quelle niuna tanto sarà necessaria a te, accetta a Dio e gratissima a me e utile a’ figliuoli nostri quanto la onestà tua. La onestà della donna sempre fu ornamento della famiglia; la onestà della madre sempre fu parte di dote alle figliuole; la onestà in ciascuna sempre più valse che ogni bellezza. Lodasi il bello viso, ma e’ disonesti occhi lo fanno lordo di biasimo e spesso troppo acceso di vergogna o pallido di dolore e tristezza d’animo. Piace una signorile persona, ma uno disonesto cenno, uno atto di incontinenza subito la rende vilissima. La disonestà dispiace a Dio, e vedi che di niuna cosa tanto si truova Iddio essere severo punitore contro alle donne, quanto della loro poca onestà: rendele infame e in tutta la vita male contente. Vedi la disonestà essere in odio a chi veramente e di buono amore ama, e sente costei la disonestà sua solo essere grata a chi a lei sia inimico; e a chi solo piace ogni nostro male e ogni nostro danno, a costui solo può non dispiacere vederti disonesta. Però, moglie mia, se vuol fuggire ogni specie di disonestà e dare modo di parere a tutti onestissima, ché a quello modo faresti ingiuria a Dio, a me, a’ figliuoli nostri e a te stessi, a questo modo acquisti lodo, pregio e grazia da tutti, e da Dio potrai sperare le preghiere e i voti tuoi essere non poco essauditi. Adunque, volendo essere lodata di tua onestà, tu fuggirai ogni atto non lodato, ogni parola non modesta, ogni indizio d’animo non molto pesato e continente. E in prima arai in odio tutte quelle leggerezze colle quali alcune femmine studiano piacere agli uomini, credendosi così lisciate, impiastrate e dipinte, in quelli loro abiti lascivi e inonesti, più essere agli uomini grate che monstrandosi ornate di pura simplicità e vera onestà; ché bene sono stultissime e troppo vane femmine, ove porgendosi lisciate e disoneste credono essere da chi le guata lodate, e non s’aveggono del biasimo loro e del danno, non s’aveggono meschine che con quelli indizii di disonestà elle allettano le turme de’ lascivi; e chi con improntitudine, chi